Ilaria Clara Urciuoli

Una cornice contiene sicuramente tela e colori ma, come sappiamo, al suo interno troviamo anche molto di più. Troviamo creatività e regole, sudore e genio, troviamo idee e ideali, personalità, passioni, delusioni, spesso anche impegno civile. E poi troviamo giochi di potere, favori, intrighi di corte e sodalizi tra regnanti che con scambi e doni firmano amicizie, risolvono antichi screzi, propongono intese. Ecco allora che seguire i viaggi delle opere d’arte significa vedere la storia da una nuova prospettiva. È questo il punto di vista adottato da Andreina Contessa, direttrice del “Museo storico e Parco del Castello di Miramare” di Trieste che da oggi e fino al 19 giugno racconta storie di doni, scambi e peregrinazioni di opere d’arte attraverso la “Madonna delle rose“, capolavoro di Tiziano che nei giorni scorsi ha lasciato le Gallerie degli Uffizi per il capoluogo del Friuli Venezia Giulia.

La mostra ricostruisce lo scambio avvenuto nel 1793 tra i fratelli Francesco II, ultima guida del Sacro Romano Impero, e il fratello Ferdinando III di Toscana. Strettissimo era stato il legame di Tiziano con la famiglia Asburgo: celebri i suoi ritratti di Carlo V, di cui riuscì a mettere in luce fragilità e tenacia. Come questi anche il quadro oggetto della narrazione del Miramare (che fu realizzato nella prima metà del Cinquecento) faceva parte della collezione conservata a Bruxelles dall’arciduca Leopoldo Guglielmo d’Asburgo e che fu poi trasferita nel 1660 a Vienna. Qui, sul finire del secolo dei Lumi, la Galleria Imperiale riordinò le opere seguendo il nuovo ordinamento per scuole pittoriche secondo un criterio geografico.

Questo lavoro evidenziò una sotto rappresentazione delle opere di maestri della scuola toscana, che furono dunque oggetto della richiesta. Per contro l’allora direttore della Galleria degli Uffizi, Giuseppe Pelli Bencivenni, avanzò quella specifica ricevere un’opera del maestro veneto con più figure e in buone condizioni di conservazione, dal momento che molti erano i ritratti singoli già presenti nella collezione fiorentina.

L’opera, che già nel titolo evidenzia l’importanza dei fiori all’epoca della composizione, ci mostra anche una prerogativa che accomuna arte e flora in quel momento storico. Come spiega Contessa “nel Rinascimento si apriva, in parallelo allo sviluppo delle arti, anche una nuova era per l’arte dei giardini, e i doni diplomatici di fiori e semi tra nobili e regnanti fioriva in parallelo a quello degli scambi di opere d’arte”.

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