“Gratitudine al mondo dei tagliapietre e degli scalpellini per il loro ostinato ricercare, insieme a noi scultori, le statue nei blocchi informi di pietra!” Si esprimeva così il grande Giò Pomodoro per sottolineare il fondamentale apporto, di quegli uomini il cui impegno, sacrificio e passione, contribuivano alla creazione dei suoi capolavori. Tra questi, negli anni ’60 iniziò a mettersi in luce Giorgio Angeli, nato con il dna del marmo in ogni sua cellula, e la caparbietà di chi, figlio di gente semplice, ha dovuto farsi strada tra mille sacrifici e rinunce. Ecco quindi, che la storia di uno di questi “superstiti” diviene un libro, scritto magistralmente da Ugo Collu, raffinato conoscitore di questo mondo e soprattutto di questo suo protagonista. “Il Marmo dell’altra mano” è il titolo più azzeccato per descrivere le misteriose (per i più) atmosfere che trasformano la materia in capolavori immortali.

Atmosfera della quale è impregnata ogni frase di questo libro sulla storia dello Studio di Scultura di Giorgio Angeli, edito da Poliedro. La modestia e la semplicità di Giorgio, autentico personaggio dal cuore d’oro, per chi ha la fortuna di conoscerlo o di essergli amico, traspare in ogni sua azione. Anche quando, informatomi di questa opera, gli ho chiesto di raccontarmi i passi salienti del suo percorso non solo professionale. “Lascia perdere – mi ha risposto – sono avvezzo a lavorare più che a parlare, e poi la mia vita è molto simile a quella di altri figli di questa terra, che non hanno avuto la fortuna di incontrare quegli artisti e maestri che hanno creduto in me”.

Picchia e mena, davanti ad un buon bicchiere di vino Giorgio si è poi aperto quasi come un fiume in piena, il cui percorso verso la foce lo si ritrova in gran parte, assieme ad un compendio di testimonianze fotografiche d’epoca, ne “Il Marmo dell’altra Mano”.

Yasuda Kan con Giorgio Angeli

“Da bambino, – esordisce Angeli – vivevo nei dintorni della ‘montagna bianca’ tanto cara a Michelangelo, e le storie che si narravano mi facevano sognare. Ero determinato, quella sarebbe stata la mia vita. Ma come ben sai – aggiunge Giorgio – i sogni non corrispondono mai alla realtà ed al primo colpo di scalpello che ho dato su quella materia ostile, mi ha riportato con i piedi per terra”.

Beh, lasciamo perdere le tue giovanili crisi esistenziali e raccontaci sinteticamente come sei arrivato a creare il tuo studio di scultura, dove sono passati e passano i più grandi artisti del mondo.
“L’apprezzamento esternato dai vari maestri nel corso di quello che è stato una sorta di apprendistato mi hanno spinto verso quel mondo artistico-imprenditoriale per me ancora sconosciuto. Un autentico salto nel buio”.

Ma fattivamente come e quando hai tentato la sorte?
Non è stato semplice, mio padre Sebastiano non ne era per niente entusiasta. Lui era un un contadino avvezzo al duro lavoro e che considerava gli uomini dediti al mondo dell’arte come degli scansafatiche inconcludenti – o forse non voleva provocare disparità e malumori in casa, privilegiando il penultimo dei cinque figli. Ma in mio aiuto arrivò mia madre Dosolina, che mi fece assegnare uno spazio nella stanza più isolata della casa. Così, dopo aver firmato una cambiale di due milioni di lire, iniziò la mia avventura. Eravamo nel 1972″.

Ti saresti mai immaginato di arrivare a questi livelli di notorietà?
Certo che no, però avevo maturato alcune certezze: l’incoraggiamento del Maestro Noguchi, che ha voluto essere il primo artista della mia bottega e, soprattutto, gli insegnamenti straordinari del Maestro Cidonio che considero “padre ispiratore” dell’impresa di una vita”.

Giorgio Angeli in una foto del 1986

Una vita di sacrificio, sicuramente ma anche di grandi successi, come si evince dai tuoi “clienti-amici”.
È vero, credo proprio di essere stato fortunato . Già fine degli anni Settanta nella mia bottega avevano scolpito le proprie opere personaggi di tutto rispetto: oltre Isamu Noguchi, Gonzalo Fonseca, Viliano Tarabella, Daniel Couvreur, Franco Adami, Antonino Virduzzo, Kurt Laurenz Metzler, Eva Sorensen, Rinaldo Bigi, Peter Meister, Jorge Piqueras, David Logan, Jens Fleming Sorensen. Nel ’74 ad esempio, arrivò dal Giappone il giovane Kan Yasuda. Artista contemporaneo tra i più celebrati nel mondo e con il quale ho costruito un legame professionale ed affettivo è a dir poco indissolubile”.

Una storia, quella di Giorgio Angeli, degna di una fiction televisiva, dove l’italico sapere e l’amore per l’arte, viene tramandato nelle “botteghe” dai maestri agli allievi, esattamente come nel Medioevo e soprattutto nel Rinascimento. “Merce” rara oggi, dove in questo settore, il concetto di sacrificio sembra destinato all’oblio. Un’opera di questo genere, che onora l’intera Versilia, non poteva che essere presentata in un luogo che è stato per decenni, ambasciatore dell’arte musicale italiana: La Bussola di Focette.

L’evento prenderà il via partire dalle ore 18 di sabato 25 SETTEMBRE, con il saluto delle autorità cui farà seguito la lettura di alcuni significativi passaggi, a cura dell’attrice Elisabetta Salvadori. Artisti, protagonisti ed ospiti, dopo la cena di gala, sorpresa musicale, da parte di un noto pianista caro amico di Angeli. Ovviamente saranno rispettate nella circostanza tutte le normative anticovid, l’ingresso è a invito.

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