Nura Musse Ali è nata a Mogadiscio nel 1986 ed è arrivata in Italia mediante ricongiungimento familiare nel 1999. All’Università di Pisa si è laureata a pieni voti in Giurisprudenza. Il suo può essere indicato come un esempio pienamente riuscito di integrazione da parte degli stranieri nel nostro Paese. Avvocato di professione, il Pd l’ha indicata come membro della commissione Pari opportunità della Regione Toscana.

Le sue parole al Tirreno di alcuni giorni fa hanno destato clamore. “La presa del potere da parte dei fondamentalisti islamici è una tappa obbligata per un Paese, l’Afghanistan, ancora alla ricerca di un’identità politica e sociale, in cui l’occidente non è riuscito a costruire niente di rilevante nella vita della gente comune”. Poi la parte più inquietante/imbarazzante dell’intervista: “Forse qualcuno rimarrà sorpreso ma io sono a favore della presa del potere da parte dei fondamentalisti in Afghanistan”. Immediate le reazioni politiche di condanna, a partire dal Pd regionale, che con la segretaria Simona Bonafè si è immediatamente dissociata e ha preso le distanze: “I talebani sono stati e restano liberticidi e nemici dei diritti, persecutori delle donne. Sostenere che un regime è una tappa obbligata verso la maturazione sociale è inaccettabile”. Durissimo il commento di Matteo Salvini, leader della Lega: “Le parole di Nura Musse Ali, indicata dal Pd, sono gravissime soprattutto perché pronunciate da una donna”.

Dura la presa di posizione di Tiziana Nisini (Lega), sottosegretaria al Lavoro e alle Politiche sociali. “Troppo facile parlare di politica internazionale dalla posizione sicura e privilegiata che ci offre la nostra civiltà occidentale, magari solo per il desiderio di apparire su una pagina di giornale. Adesso mi auguro che Nura Musse Ali, indicata dal Pd nella commissione pari opportunità regionale, rifletta sulle sue dichiarazioni da cui dobbiamo tutti prendere le distanze, soprattutto chi del Pd, l’ha nominata nella commissione regionale. Pensare che si possa stare meglio con il regime dei tagliagole Talebani è una mancanza di rispetto verso tutte le donne che hanno subito e subiranno le brutalità e l’imposizione dei fondamentalisti. E non solo: le immagini drammatiche che stiamo vedendo in questi giorni, ci dicono che con chi minaccia l’Occidente non può esserci alcun dialogo. Nura Musse Ali dopo queste dichiarazioni non può ricoprire il ruolo assegnatole dalla sinistra Toscana. A meno che, per Giani e Letta, non ci siano due pesi e due misure nell’applicazione della parità di genere. Per questo mi associo a tutti coloro che hanno chiesto le dismissioni di Nura Musse Ali e chiedo che la regione Toscana ed il suo presidente, impegnato ad accogliere i profughi che stanno arrivando in queste ore, ne prenda ufficialmente le distanze”.

Susanna Ceccardi, europarlamentare della Lega, affonda il colpo: “Nura Musse Ali deve dimettersi dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Toscana. È scandaloso che una donna, una figura con responsabilità politica e istituzionale, si definisca, e cito le sue parole, a favore della presa del potere da parte dei fondamentalisti. Chi ha cuore i diritti delle donne, non può applaudire al ritorno dei talebani in Afghanistan. Durante l’occupazione americana e delle forze occidentali si saranno fatti degli errori, ma un conto è dire che si poteva, e si doveva fare, di più, un altro è addirittura affermare che con i talebani le donne staranno meglio. Anche i numeri, laddove non bastasse il semplice buon senso, dovrebbero aiutare a capire la differenza. Nel 2003 – conclude la  Ceccardi- le donne he frequentavano in Afghanistan le scuole superiori erano il 6%, nel 2017 il 39%. Nel 2019 si contavano mille donne imprenditrici, dato basso ma inimmaginabile vent’anni prima. O, ancora, le donne erano arrivate al 22% del totale degli occupati”.

La marcia indietro della Nusse

Sommersa dalle critiche per le parole usate Nura Musse Ali ha cercato di correre ai ripari: “La mia non voleva essere una critica contro l’operato delle nazioni occidentali in Afghanistan, che si sono battute con grande impegno per sconfiggere il fondamentalismo e creare i presupposti perché le libertà civili fossero rispettate e la democrazia si affermasse. Purtroppo questo impegno non è riuscito ad entrare nella vita della gente, specialmente quella più lontana dalle città principali, facendo sì che i talebani prendessero il potere là dove non sono arrivate le nazioni occidentali e dove è stato più facile imporsi tra la povera gente. Io sono con tutte le donne afgane che vedranno i loro diritti vessati, calpestati, che magari subiranno mutilazioni nella culla, matrimoni forzati nell’infanzia e lapidazioni nell’età adulta – prosegue la donna -. Io sono per i diritti, per un altro mondo ovunque. E ritengo che quel mondo sognato sia raggiungibile solo attraverso un’istruzione di massa di quelle popolazioni che purtroppo sono ancora vittime del fondamentalismo”. E così ha concluso: “Io non ho mai detto di essere a favore del ‘ritorno’ del regime talebano. Sono sempre stata contro il regime talebano e credo che la mia storia di vita lo dimostri senza bisogno di aggiungere parole. Mentre scrivo, sono incredula di dovermi difendere da una simile strumentalizzazione”.

Possibile che il Tirreno abbia completamente travisato il senso delle affermazioni dell’avvocato Nura Musse Ali? È proprio sicura di non aver mai pronunciato la frase “io sono a favore della presa del potere da parte dei fondamentalisti in Afghanistan?”.

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