Tommaso Giacomelli

Una notizia che dal punto di vista umano colpisce gran parte di chi ha a cuore i colori viola. Cesare Prandelli ha rassegnato le dimissioni da tecnico della Fiorentina, quando mancano dieci giornate alla fine del campionato. Troppo veleno per il tecnico di Orzinuovi, che ha deciso di mettersi da parte e di non continuare in quella missione per la quale era stato messo sotto contratto, la salvezza. Prandelli era stato richiamato al capezzale della Fiorentina, la sua amata squadra Viola, nel novembre del 2020 facendo un patto con Firenze e mettendo in gioco il ricordo di quei cinque anni meravigliosi passati in riva all’Arno.

Probabilmente Prandelli si aspettava di trovare un ambiente più malleabile, una situazione più tranquilla e invece ha dovuto affrontare molti ostacoli. Il tecnico dimissionario ha dovuto fare prima da padre e da psicologo, riallacciando la spina di alcuni giocatori scarichi e sfibrati, poi ha provato a dare la sua impronta tecnica, non senza dei passi a vuoto.

Nelle ultime uscite, la Fiorentina sembrava decisamente in crescita, con buone prestazioni a Benevento e nella prima ora disputata contro il Milan, di contraltare il malessere interiore di Prandelli si stava manifestando in maniera sempre più evidente. Di questo girone passato di nuovo in sella alla Viola, si può lodare l’ex ct azzurro per aver valorizzato Vlahovic, riscoperto Eysseric e ridato valore a Pulgar. Il ricordo più splendente resterà la vittoria di Torino contro la Juventus, un 3 a 0 memorabile.

Lo stress, la fatica, le critiche, i problemi di spogliatoio (con Ambrabat e Biraghi) e il troppo amore per la piazza hanno – probabilmente – indotto Prandelli a gettare la spugna, prima che il suo fisico e la sua testa possano giocargli degli scherzi ancora più brutti. Adesso regna lo smarrimento e la paura per una situazione di classifica pericolosa, con una salvezza tutt’altro che certa. La Fiorentina è sotto shock e probabilmente richiamerà Iachini per portare la nave nel porto che si chiama permanenza in Serie A. Il mare però è in burrasca e non sarà facile arrivare sani e salvi a terra.

La lettera integrale di Prandelli

È la seconda volta che lascio la Fiorentina. La prima per volere di altri, oggi per una mia decisione. Nella vita di ciascuno, oltre che alle cose belle, si accumulano scorie, veleni che talvolta ti presentano il conto tutto assieme.

In questo momento della mia vita mi trovo in un assurdo disagio che non mi permette di essere ciò che sono. Ho intrapreso questa nuova esperienza con gioia e amore, trascinato anche dall’entusiasmo della nuova proprietà. Ed è probabilmente il troppo amore per la città, per il ricordo dei bei moneti di sport che ci ho vissuto che sono stato cieco davanti ai primi segnali che qualcosa non andava, qualcosa non era esattamente al suo posto dentro di me.

La mia decisione è dettata dalla responsabilità enorme che prima di tutto ho per i calciatori e per la società, ma non ultimo per il rispetto che devo ai tifosi della Fiorentina. Chi va in campo a questo livello, ha senza dubbio un talento specifico, chi ha talento è sensibile e mai vorrei che il mio disagio fosse percepito e condizionasse le prestazioni della squadra.

In questi mesi è cresciuta dentro di me un’ombra che ha cambiato anche il mio modo di vedere le cose. Sono venuto qui per dare il 100%, ma appena ho avuto la sensazione che questo non fosse più possibile, per il bene di tutti ho deciso questo mio passo indietro.

Ringrazio Rocco Commisso e tutta la sua meravigliosa famiglia, Joe Barone e Daniele Pradè, sempre vicini a me e alla squadra, ma soprattutto ringrazio Firenze che so che sarà capace di capire. Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne. Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita, non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi. Per questo credo che adesso sia arrivato il momento di non farmi più trascinare da questa velocità e di fermarmi per ritrovare chi veramente sono”.

Cesare Prandelli

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