In merito allo sviluppo di un focolaio Covid-19 (più di quaranta persone positive) presso il Palazzo Rosa di via Rospicciano, a Ponsacco (Pisa), c’è da registrare una dura polemica tra il Pd e il centrodestra. Ad accendere la miccia è stata Fratelli d’Italia, che ha accusato il sindaco Francesca Brogi (Pd) di avere la “responsabilità politica della vicenda” e di non “avere provveduto a svolgere adeguati controlli anche nella struttura sita in via Rospicciano, perché garantire la salute di ogni luogo è garanzia del benessere comune e della salvaguardia della salute di tutti i cittadini”. Dura la replica del centrosinistra di Ponsacco: “Si resta sbalorditi – scrivono in una nota Pd, Italia Viva, e lista Per Ponsacco – a leggere un comunicato in cui FdI pretenderebbe di spiegarci l’importanza del rispetto delle regole anti assembramento. Proprio coloro che da sempre criticano tutte le norme di sicurezza attuate in questi mesi di pandemia. Sono dichiarazioni che sfiorano il ridicolo. Agli smemorati di Ponsacco rammentiamo un altro particolare che rende ancor più contraddittorio ciò che dichiarano: la famosa conferenza stampa al palazzo rosa di Ruggiero e Russo. Le due colonne di Fratelli d’Italia di Ponsacco in quella occasione si prodigarono in difesa delle famiglie macedoni appena arrivate in via Rospicciano, con tanto di appello all’integrazione e alla coesione sociale. Perché adesso le stesse famiglie sono diventate nemici pubblici?”

Sulla vicenda c’è una dura presa di posizione anche da parte della Lega, attraverso una nota dell’europarlamentare Susanna Ceccardi, della deputata Donatella Legnaioli e della consigliera regionale Elena Meini. “La mia amministrazione non ha creato nessun ghetto, anzi, nel mio comune il problema lo abbiamo risolto – dichiara Susanna Ceccardi -. Il sindaco Brogi dovrebbe prendere esempio da noi: c’era un problema in un campo rom e l’abbiamo sgomberato per motivi igienico sanitari, poiché questa è l’unica strada da seguire. Adesso c’è un cluster di 44 positivi in un edificio di Ponsacco perché il comune ha ignorato la situazione facendo spallucce anche alle numerose segnalazioni dei cittadini che denunciavano una situazione al limite: nessun rispetto per le restrizioni, feste private all’interno del palazzo e così via. Se fosse stata applicata e rispettata la legge con fermezza non avremmo un caso simile che è stato rilanciato purtroppo anche dalle cronache nazionali. Quando abbiamo finalmente chiuso il campo nomadi a Cascina, quello sì, un vero ghetto voluto dalle amministrazioni di sinistra, non abbiamo di certo detto noi agli abitanti dove andare. Quelle famiglie hanno scelto liberamente Ponsacco perché nel palazzo di via Rospicciano abitavano già dei rom che si erano insediati lì dopo essere stati allontanati da Pisa. L’interrogativo da porsi quindi non è certo quello di dare la colpa alle altre amministrazioni ma chiedersi invece perché queste famiglie abbiano scelto Ponsacco e non altri comuni. Noi siamo dalla parte della legalità e non dei ghetti, ghetti che si creano proprio perché non si ha il coraggio di prendere in tempo le misure adeguate lasciando che le situazioni peggiorino senza fare i controlli adeguati”.

“I ghetti – prosegue l’onorevole Donatella Legnaioli– non li ha creati l’amministrazione Ceccardi né li crea la Lega, anzi il sindaco Ceccardi ha salvato bambini da una condizione disumana facendo sgomberare il campo di Navacchio. I bambini devono avere il diritto di vivere in ambienti igienico sanitari idonei, al caldo in inverno e in sicurezza. A quanto pare Zappolini non è della stessa idea: dispiace che un uomo di chiesa non sappia comprendere cose molto semplici ma preferisca accusare chi invece le comprende e rispetta benissimo”.

La consigliera regionale Elena Meini aggiunge che “tutti sapevano, amministrazione in primis, che prima o poi si sarebbe creata una situazione del genere nell’area del palazzo. Assembramenti, condizioni igieniche fuori controllo, mancanza di rispetto delle regole sulle mascherine e sulle distanze. Il sindaco aveva tutti gli strumenti per agire e mettere in sicurezza il luogo, l’amministrazione doveva intervenire prima senza scaricare la responsabilità su altri”.

 

Foto: Google Maps

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