Sul gruppo Facebook dell’associazione ambientalista “La Città ecologica“, accanto a diversi articoli di giornale della stampa pisana sul tema “progetto stadio” è comparso un intervento, a firma Pierluigi D’Amico, che desideriamo porre alla vostra attenzione prima di esprimere alcune nostre considerazioni a riguardo.

Sono solo alcuni dei titoli sull’affaire Pisa Calcio-Arena presenti sui giornali cittadini di oggi. Complessivamente cinque pagine complete dedicate all’argomento. In tutto questo spazio non si trova il benché minimo riferimento al fatto che sulla Variante Stadio approvata dal Consiglio Comunale pende un ricorso al TAR della Toscana per l’annullamento di tutti gli atti. Strana dimenticanza. Nessuno che si chieda: “È ragionevole che qualcuno, per quanto facoltoso, voglia investire tutto questo danaro su un progetto sportivo-immobiliare che può vedere svanire quello che è l’obiettivo principale, la speculazione immobiliare a due passi dalla Piazza più famosa del mondo, da un momento all’altro per effetto di una sentenza di un Tribunale Amministrativo?”. No non è ragionevole. In questo clima da impazzimento generale è solo uno dei numerosi aspetti poco ragionevoli.

Non conosciamo il signor D’Amico e certamente rispettiamo il punto di vista che ha espresso sui social network. Tuttavia dissentiamo. Non crediamo affatto che gli investitori interessati all’acquisto del Pisa e alla realizzazione del progetto stadio siano degli sprovveduti, così come non sono degli sprovveduti i proprietari e i dirigenti del Pisa Sporting Club e gli amministratori comunali. Tutto, sino ad ora, è stato fatto secondo le regole, compreso il dibattito, nelle sedi istituzionali preposte, con la critica e il controllo (fondamentale in democrazia) svolto dalle forze di opposizione. In democrazia alla fine si vota e la Variante è stata approvata. Lo stadio di Pisa è – e fino a prova contraria resterà – lì dove si trova dal lontano 1919.

Quasi due secoli di storia

In quella stessa area tra il 1807 e il 1882 sorgeva l’Arena Federighi, un anfiteatro murato e alberato adibito alle corse dei cavalli, dove si svolgevano anche altri tipi di spettacoli. Divenuto Teatro Diurno, nel 1882, alla morte dell’Eroe dei due Mondi prese il nome di Arena Garibaldi. Dopo l’ultimo spettacolo teatrale, nel 1896, la struttura venne utilizzata per altri scopi: concerti, tiro a volo, spettacoli pirotecnici, manifestazioni. Tra il 1913 e il 1919 rimase inutilizzata, fino a quando, il 26 ottobre, divenne “casa” del Pisa Sporting Club. Era solo un campo da gioco senza neanche gradinate fisse. Successivamente il Comune di Pisa acquistò il terreno e avviò i primi lavori per la costruzione di una tribuna coperta da una tettoia, gradinate in legno e una capienza di settemila persone. L’inaugurazione dell’impianto (Campo del Littorio), adeguato agli standard dell’epoca, avvenne l’8 ottobre 1931 alla presenza del re, Vittorio Emanuele III, e della regina Elena. Per l’occasione si disputò un’amichevole tra il Pisa e l’Empoli (3-1 per i padroni di casa). Lo stadio riprese il vecchio nome, Arena Garibaldi, dopo il fascismo.

Di cosa parla il ricorso

“Da sempre contraria alla Variante urbanistica – si leggeva in una nota di ottobre de La Città Ecologica – che ha riportato la previsione dello stadio cittadino tra le case di Porta a Lucca, rilevando numerose e gravi irregolarità nel procedimento amministrativo”, l’associazione si è attivata per verificare la possibilità di ricorrere al Tribunale Amministrativo della Toscana per l’annullamento della Deliberazione di approvazione. Secondo l’associazione vi sarebbero “profili di illegittimità nel procedimento presenti negli atti fin da quelli di adozione. Nella fase di approvazione si sono aggiunti nuovi profili di illegittimità, sia nel modo di fornire le ‘risposte’ alle osservazioni, sia nell’inserire, solo in fase di approvazione definitiva, nuove aree e previsioni non presenti nella fase di adozione. Infine si è proceduto alla pubblicazione all’Albo Pretorio della Delibera di approvazione definitiva nonostante il Tar avesse annullato la Deliberazione C.C. n. 38 del 10 settembre 2019 di adozione della Variante, cavandosela con una ‘Precisazione’ (che non è un tipo di atto amministrativo noto) della Dirigente dove si afferma che la Variante non ‘assume efficacia’ per il Comparto 2 della SCHEDA 10.1 (la moschea ndr). Ma il Tar annulla la delibera di adozione e quindi da una nuova adozione occorre ripartire, se proprio si vuole perseverare nell’errore di riportare la previsione urbanistica dello stadio cittadino a 200 metri da Piazza dei Miracoli e in mezzo alle case di Porta a Lucca”. Il ricorso è stato notificato alle controparti il 7 ottobre e depositato presso la cancelleria del Tribunale Amministrativo della Toscana il 15 ottobre.  In attesa che il ricorso venga esaminato dal Tar, si deve tener conto che l’iniziativa in questione non blocca in alcun modo la piena validità della Variante.

Due o tre considerazioni sulla vicenda

I cittadini hanno tutto il diritto di esprimere le loro posizioni, nel rispetto della legge. Però nessuno pensi di fermare la città (e il Paese) giocando a nascondino. La politica si fa nelle dovute sedi, a livello cittadino si porta avanti in Consiglio comunale. E quello di Pisa ha deciso che lo stadio deve restare a Porta a Lucca. Non a caso questa sua posizione, vicina alla Torre di Pisa, attira gli investitori internazionali, anche in un periodo difficile come questo, causa Covid, pronti a farsi avanti perché scorgono ottime possibilità di business. Il business non è qualcosa di pericoloso di cui diffidare e avere paura. Non è il male. Fare un progetto, ottenere i permessi necessari, costruire qualcosa di nuovo (o ammodernare il vecchio), creare lavoro e nuove opportunità per la città, è un bene prezioso. La Citta Ecologica, che lo ripetiamo ancora una volta a scanso di equivoci, ha tutto il diritto di non essere d’accordo, si presenti alle elezioni, raccolga i voti dei cittadini e faccia tutte le battaglie che ritiene giuste. La legge va rispettata e la giustizia farà il proprio corso, al Tar e anche oltre. Ma oltre ai tribunali esiste la politica, e fino a prova contraria la democrazia affida ai cittadini, attraverso i propri rappresentanti, il diritto e il dovere di governare.

 

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