C’è anche il nome di Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, tra gli indagati nell’inchiesta sulla gara regionale per il trasporto pubblico locale (Tpl) aperta dalla Procura di Firenze. La gara è stata assegnata ad Autolinee Toscane, società controllata dai francesi del gruppo Ratp. Nell’inchiesta ai sette indagati sono contestati, a vario titoli, i seguenti reati: turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità. Rossi è accusato di turbativa d’asta. Secondo i pm avrebbe anticipato, in un’intervista del 13 novembre 2015 (guarda), l’esito dell’aggiudicazione della gara del trasporto pubblico locale vinta poi da Autolinee Toscane. Rossi replica in questo modo:  “Le accuse sono infamanti e ridicole. Aspetto il momento giusto per procedere a querelare i calunniatori a cui consiglio di prepararsi a pagare per le loro diffamazioni”.

Vediamo chi sono gli altri sei indagati: i funzionari della Regione Riccardo Buffoni (61 anni) di Montevarchi, e Ivana Malvaso (61 anni) fiorentina; i membri della commissione giudicante: i professori Mario Sebastiani (76 anni) romano, e il fiorentino Stefano Pozzoli (57); la dirigente dell’Irpet Patrizia Lattarulo (59 anni), e la dirigente del trasporto pubblico della regione Liguria Gabriella Rolandelli (51 anni) di Chiavari.

Un appalto da 4 miliardi

L’affidamento del trasporto pubblico locale in Toscana è una torta da 4 miliardi di euro per undici anni di gestione. Due gruppi si sono sfidati: Autolinee Toscane, società che fa capo a Ratp, e il consorzio di imprese toscane Mobit. La prima procedura (nel 2015) vinta anch’essa da Autolinee Toscane, fu annullata dal Tar per un’illegittima valutazione dei Pef (piani economico finanziari). La Regione Toscana istruì così una nuova procedura, che prevedeva la presentazione dei documenti secondo le indicazioni dettate dal tribunale amministrativo. Nel maggio 2019, la Regione ha assegnato nuovamente l’appalto ad Autolinee Toscane. E da lì sono ripartiti i ricorsi amministrativi, tutt’ora pendenti. Il Tar ha dato ragione ad Autolinee Toscane, ritenendo il nuovo Pef conforme alle linee guida; recentemente anche il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta di sospensiva dell’aggiudicazione della gara sul Tpl regionale. Il Consiglio di Stato entrerà nel merito della questione il prossimo ottobre. Ci sono stati poi ricorsi di Mobit anche davanti alla corte di giustizia europea. Ma parallelamente ai ricorsi amministrativi, sono arrivati anche gli esposti penali, sempre da parte degli sconfitti.

La precisazione dell’Avvocatura regionale

“L’intervista rilasciata dal presidente Rossi del 13 novembre 2015 – scrive in una nota l’Avvocatura della Regione Toscana – si è tenuta quando l’esame delle offerte con l’attribuzione dei punteggi era stato concluso. Infatti la seduta pubblica di gara nell’ambito della quale è stata data lettura dei punteggi attribuita all’offerta tecnica ed anche economica è del 14 ottobre 2015; in quella seduta è risultata vincitrice Autolinee Toscane. Quindi, da quel momento in poi, era nota a tutti la collocazione di AT al primo posto in graduatoria. L’esame del Piano economico e finanziario (Pef) è proseguito nei giorni successivi, ma trattandosi di documento a corredo dell’offerta e non oggetto di punteggio, non avrebbe prodotto cambiamento alcuno sul punteggio definitivo assegnato ai due concorrenti nella seduta pubblica del 14 ottobre 2015 – prosegue la nota dell’Avvocatura regionale -. Nelle sedute del 17 e 24 novembre 2015, la commissione ha ritenuto nella sua discrezionalità tecnica che i due Pef fossero entrambi corretti. Il giudizio è stato anche motivato nel verbale”.

Divampa la polemica politica

“Rossi venga urgentemente in aula a riferire sulla propria posizione in merito all’inchiesta sulla gara europea per l’affidamento del trasporto pubblico locale”, afferma il capogruppo regionale di Forza Italia Maurizio Marchetti. “La tattica del ‘controquerelo tutti’ non è sufficiente né opportuna. Per altro, a suon di avvisi di garanzia ormai la ha anche consumata. Già oggi l’aula è riunita e affronterà il caso mascherine finite sotto sequestro dopo un contratto milionario con Regione ed Estar, fatti oggetto d’inchiesta della Finanza col coinvolgimento di un’azienda pratese risultata con profili di irregolarità. Ora questo. Prima ancora l’inchiesta sui ventilatori polmonari mai ricevuti e pagati 7 milioni… dovrebbe essere Rossi stesso a sentire per primo l’esigenza di venire in aula a riferire”.

“Rossi sotto inchiesta per la gara regionale per il tpl. Cosa dicono i garantisti a corrente alternata del Pd e di sinistra?”, dichiarano in una nota i deputati toscani della Lega e Daniele Belotti, commissario del Carroccio in Toscana. “Oggi fanno finta di niente? Eppure le accuse ipotizzate sono gravi: falso, abuso di ufficio, turbativa d’asta, induzione a promettere o dare utilità. L’inchiesta farà il suo corso e porterà alla luce la verità ma è già una vergogna che il governatore della Toscana invece di assegnare un appalto da 4 miliardi ad un’azienda italiana si sia rivolto a competitor francesi”. E il leader della Lega, Matteo Salvini, in un tweet rincara la dose: “Vergogna in Regione Toscana, il maxi appalto da 4 miliardi assegnato ai francesi (e già questo grida vendetta) finisce sotto inchiesta, indagato anche il governatore di sinistra. I cittadini toscani meritano di meglio!”.

“L’inchiesta sulla gara del Tpl in Toscana, che oggi vede indagato anche il presidente della Regione Rossi, conferma che Fratelli d’Italia aveva ragione a pretendere chiarezza”, dice Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia. “Siamo stati i primi a sollevare dubbi su un appalto miliardario che ha di fatto consegnato in mani francesi il trasporto pubblico locale toscano. Quando ho incontrato a Prato i vertici della cooperativa Cap ho potuto constatare di persona i tanti aspetti poco chiari di una gara che abbiamo criticato fin dall’inizio. Spetterà alla magistratura verificare se sono stati commessi reati o meno ma noi continueremo a tenere accesi i riflettori sul caso, nell’interesse dei cittadini toscani”.

“La gara per l’individuazione di un gestore unico del trasporto pubblico locale in Toscana è uno dei più grandi fallimenti della gestione di Enrico Rossi, ma non certo a causa l’inchiesta che lo vede coinvolto. Quest’ultima, infatti, è semplicemente l’inevitabile conseguenza di un progetto nato male e proseguito peggio”, afferma Irene Galletti, candidata alla presidenza della Regione per il Movimento 5 Stelle. “I magistrati avranno il compito di accertare se il presidente abbia cercato o meno di pilotare la gara, ma, a prescindere dall’esito delle indagini, il mio giudizio sulla gestione dell’intero progetto resta molto negativo. In cinque anni, infatti, non solo non si è stati in grado di arrivare a un’aggiudicazione del servizio, ma nel frattempo i costi del trasporto pubblico locale per i cittadini sono persino lievitati, nonostante il servizio sia rimasto quello di prima, con autobus che prendevano fuoco, corse saltate, contratti di lavoro ridimensionati e nessun investimento significativo. Il tutto, con il benestare di Rossi e Ceccarelli che hanno disposto l’aumento delle tariffe. Una presa in giro dei cittadini, determinata proprio dall’incapacità di portare a conclusione una gara da 4 miliardi di euro. A questo punto – prosegue Galletti – è urgente un ripensamento delle procedure per gli appalti pubblici. Guai a chi dovesse sfruttare questo episodio per sostenere la necessità di ridurre i controlli: serve il massimo rigore nella fase iniziale, con verifiche puntuali sui partecipanti. E serve una commissione indipendente che valuti ogni assegnazione fatta per servizi al di sopra del milione di euro. Una volta assegnato l’appalto, però, bisogna fare in modo che non si possano presentare ricorsi all’infinito, paralizzando un servizio essenziale. Il tema è complesso, ma serve un colpo di reni da parte della politica”.

“Piena solidarietà al presidente Rossi” dalla consigliera regionale Titta Meucci e dall’assessore Stefania Saccardi (Italia Viva),  “per le accuse strumentali e denigratorie rivoltegli in merito alla vicenda della gara del trasporto pubblico. Piena fiducia nelle parole del presidente e nelle sue dichiarazioni nelle quali manifesta la propria estraneità ai fatti. Ancor più grave ci sembra la strumentalità della vicenda. Non accettare un esito legale di una gara pubblica, confermato dalla massima autorità amministrativa, bloccando così la partenza di un servizio pubblico, ci lascia sconcertati”.

“Già da quattro anni la Lega aveva espresso pubblicamente le proprie perplessità sulla gara regionale per il Tpl”, ricorda Susanna Ceccardi, europarlamentare toscana della Lega. “Oltre a quanto sarà appurato nelle sedi opportune, c’è senza dubbio una responsabilità politica per una maxi gara sproporzionata per bacino di utenza e ampiezza del territorio coinvolto. Un servizio essenziale e strategico per lo sviluppo della Toscana messo in mani francesi, con una gara con lotto unico regionale che ha spazzato anche le poche buone gestioni tpl locali. Una lunga transizione che ha prodotto incertezze, aumento delle tariffe e mancati investimenti, con un costante deterioramento della qualità del servizio ai cittadini, specialmente in periferia. Il risultato rischia di essere il caos totale del tpl quando a luglio subentreranno i francesi. Tutto questo – conclude – è il risultato dell’incapacità dell’attuale giunta regionale, sulla quale pesano ora accuse molto gravi che si sommano a ombre sul ruolo di persone vicine all’amministrazione. Mentre la giustizia fa il suo corso, Rossi e il Pd non possono sottrarsi dalla condanna sul piano politico, da parte dei cittadini toscani, per questo ennesimo fallimento”.

“Il Presidente Rossi, così come l’Avvocatura della Regione, ha già spiegato pubblicamente i fatti e lo farà nelle sedi opportune”, commenta Valerio Fabiani, della segreteria regionale del Pd toscano. “Alla magistratura il compito di fare tutti gli approfondimenti necessari, ci auguriamo il prima possibile. Noi – ha aggiunto – restiamo sempre fermi sugli stessi principi: garantisti e fiduciosi nel lavoro della magistratura. Differentemente da noi, invece, di prima mattina è partita la speculazione di Salvini, proprio l’ultimo da cui chiunque potrebbe prendere lezioni e che, a dispetto di qualsiasi regola in uno stato di diritto, ha già sentenziato con un tweet. Non prendiamo lezioni da chi scappa dai processi. Faccia pure la sua campagna elettorale: i toscani avranno chiaro chi rispetta le regole e chi no e non spetta a lui stabilirlo”.

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