Giuseppe Garibaldi fu ferito in battaglia ad Aspromonte. A Pisa trovò rifugio e assistenza. Un angolo dove si sentiva a suo agio era un palco del Teatro Rossi. Dove poteva mangiare e scrivere senza essere disturbato. In un quadernetto nero annotava i piatti che più apprezzava. Una pietanza che apprezzava molto era il baccalà, che lui proporre in una ricetta con olive nere, pancetta e acciughine salate. Del baccalà cucinato in questo modo andava pazzo. Scrisse la ricetta sul suo libretto nero, ritrovato dopo molti anni tra le macerie del teatro, oramai abbandonato. Di questo piatto ho fatto una bandiera per il mio “Ristoro al Vecchio Teatro”, grazie alle mani esperte della cuoca Cinzia Mangoni. Per la sua originalità il piatto riscosse un grande successo dai clienti di Pisa e dai turisti provenienti da tutto il mondo.

Giovanni Dal Corso

 

Garibaldi curato a Pisa

Il 29 agosto 1862 nel territorio di Sant’Eufemia d’Aspromonte (Reggio Calabria) il generale fu raggiunto da due palle di carabina all’anca sinistra e al  malleolo destro. L’esercito del re pose fine, così, al tentativo di Garibaldi di completare la marcia dei Mille proseguendo verso Roma e cacciando il Papa. A fatica fu posto su una barella e trasportato a Scilla. Imbarcato sulla nave militare italiana Duca di Genova, fu trasportato a La Spezia, dove sbarcò il 2 settembre. Rinchiuso al Varignano, un ex lazzaretto trasformato in carcere, le sue condizioni subito apparvero delicate. Ma fu solo alla fine di ottobre che, dopo una visita accurata, i medici accertarono la presenza di una pallottola nel corpo del generale. L’estrazione fu fatta a Pisa, dal professor Ferdinando Zannetti (medico che nel 1848 era stato al seguito del plotone di studenti pisani della battaglia di Curtatone e Montanara). Dopo essersi rimesso in forma Garibaldi tornò nella sua Caprera, dove rimase per due anni.

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