Maurizio Ficeli

Continuano le interviste de “L’Arno.it” riguardanti personalità che danno lustro all’immagine della città della Torre pendente. Stavolta abbiamo incontrato Enrico Nuti, pisano doc, classe 1953, organista e noto direttore del Coro polifonico della Chiesa di San Francesco, che guida con successo dal 1998. Attaccatissimo alla sua Pisa, ha rivestito ruoli importanti anche nel Gioco del Ponte, oltre ad essere un grande tifoso nerazzurro. Con lui abbiamo sviscerato diversi temi, oltre a parlare di una importante iniziativa in programma sabato prossimo 11 giugno ore 21.15 nel chiostro di San Francesco, per celebrare il 60° anniversario della parrocchia (il 4 marzo 1962) e sensibilizzare chi di dovere affinché si concludano i restauri di un monumento cittadino così prestigioso.

Grazie, direttore Nuti, per la sua cordiale disponibilità. Anzitutto si può presentare ai nostri lettori che non la conoscessero?

“Sono nato a Pisa il 19 aprile del 1953, professione nullafacente (ride, ndr), nel senso che sono in pensione. Attualmente dirigo il Coro polifonico della chiesa di San Francesco”.

Enrico Nuti e Padre Tomasz Rylko

Come va con il coro e da quando lo dirige?

“Ho iniziato nel 1998, ai tempi in cui era parroco di San Francesco Padre Marco (Marek) Szymanski. In quel momento ci fu il mio primo interessamento a creare un coro in quella chiesa. Anche perché San Francesco è sempre stata una chiesa che ha ospitato cori di una certa levatura, prima di me c’era il maestro Bargagna. Con l’avvento dei frati polacchi di Danzica il coro ha avuto una ulteriore spinta. Io prima ero in Santa Cecilia, dove avevo fatto un’esperienza ai tempi in cui era parroco monsignor Pilade Giordani, poi con l’unificazione delle parrocchie di Santa Cecilia e San Francesco sono passato a quest’ultima parrocchia. In sintesi, ho iniziato dalla Chiesa di Santa Cecilia, per poi, con l’unificazione delle due realtà parrocchiali, passare a San Francesco, dove appunto sono tutt’ora”.

Quando ha avuto inizio la sua passione per la musica?

“È iniziata all’età di 7/8 anni, o forse anche prima, addirittura a 5, quando frequentavo la Chiesa di San Michele in Borgo, con il famoso gruppo delle signorine Di Maggio, e lì, affascinato dal suono dell’organo, chiesi se era possibile seguire un percorso musicale. Come primo insegnante ebbi Doady Giugliano, che, a quei tempi, era l’organista di quella chiesa, per poi proseguire con altri maestri. Questa passione si è irrobustita sempre di più nel tempo e, dopo la parentesi di una piccola orchestrina con cui andavo a suonare nei locali, ho continuato con la musica religiosa, sempre seguito da insegnanti. Tengo a sottolineare che il maestro Bargagna mi ha sempre aiutato, dandomi una guida importante”.

Ricorda qualche concerto da lei diretto che ha avuto un grande successo?

“Il concerto che mi ha dato tanta soddisfazione, sia a livello di preparazione che poi di esecuzione, è stato quello del Requiem di Mozart che facemmo nel 2004 proprio nella chiesa di San Francesco”.

A proposito della chiesa di San Francesco, purtroppo sono passati 6 anni ed è ancora chiusa. Non si tratta, a suo avviso, di una situazione che grida allo scandalo?

“Purtroppo quando si vanno a toccare i tempi burocratici dello Stato si sa quando iniziano i lavori ma non si sa quando si andranno a concludere. Nel caso di San Francesco addirittura non sono iniziati e tutto tace. Questa è una cosa che mi dà delle fitte al cuore. Vedere questa chiesa chiusa dal 2016 e dove non si vede altro fuorché le impalcature, con le erbacce ed i rifiuti intorno, è la cosa più triste che ci possa essere. Non si sa nulla su quando inizieranno o finiranno i lavori, anche perché nessuno di competenza ad oggi ci ha fatto il punto sulla situazione. A tal proposito ci fu un frate, l’ultimo parroco polacco della chiesa, Padre Tomasz (Tommaso) Rylko, ora a Danzica, il quale affermò sibillinamente ‘Speriamo di essere sempre vivi quando finiranno i lavori di restauro di questa chiesa!’ Credo che avesse ragione, una visione profetica la sua, il che è tutto dire”.

A tal proposito sabato prossimo 11 giugno ore 21.15 nel chiostro di San Francesco, ci sarà un concerto, di cosa si tratta?

“Il concerto, dal titolo ‘Armonie Barocche’ è stato organizzato per ricordare il 60° anno di elevazione di San Francesco a Parrocchia, precisamente il 4 marzo 1962, oltre a far vedere alla gente questa chiesa un po’ più al di dentro, di modo da rendersi conto di questo patrimonio, anche al fine di sensibilizzare chi di dovere e dare una spinta alla realizzazione di queste opere di restauro attese da anni”.

Lei è stato una figura importante del Gioco del Ponte. Cosa ci può dire in merito ora che anch’esso riprenderà dopo il blocco dovuto alla pandemia?

“Diciamo che del Gioco del Ponte ho vissuto gli anni della ripresa nel 1982, rivestendo anche cariche importanti. Un anno sono stato Magistrato del Calcesana, poi ambasciatore, poi fino all’88 capitano della mia parte e del San Francesco. Ora sono un po’ fuori dagli ingranaggi ma lo seguo sempre con grande attaccamento e passione, adesso poi che riprenderà l’ultimo sabato di giugno”.

Sappiamo del suo amore viscerale per Pisa. Come vede la sua città?

“Sono un nostalgico, vorrei che questa mia amata città fosse sempre curata, una città che si distingue per la sua bellezza, valorizzando ogni suo luogo caratteristico, perché Pisa non è solo piazza dei Miracoli, ma ha anche altre cose che andrebbero messe in evidenza. Inoltre andrebbero risolti i problemi della sicurezza, anche se queste sono problematiche a livello generale”.

Enrico Nuti al Gioco del Ponte

Concludiamo parlando del Pisa, di cui sappiamo che è un grande tifoso. Ci dà un giudizio su questo campionato dei nerazzurri, malgrado la promozione in A sfuggita in extremis?

“Dico solo una cosa: ringrazio la società nerazzurra, dal presidente Corrado a Knaster, ai ragazzi che ci hanno dato una grande soddisfazione, quella di arrivare a giocarci una finale per la serie A. Non è andata bene, è vero, ma tanto ci rifaremo nel prossimo futuro, ne sono certo, e lo dico in maniera chiara . Un grazie davvero a tutti i giocatori nerazzurri, che hanno dato tanto per la maglia e sempre Forza Pisa!”.

Maurizio Ficeli

All’inaugurazione del “Pisa Store” con Antonio Caracciolo, Samuele Birindelli e il figlio Luca Nuti

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