Una mattina dell’immediato dopoguerra, mentre ero giunto a piedi Seravezza, da Pietrasanta, per frequentare la terza classe dell’avviamento professionale al lavoro, che era stato riaperto agli studenti, sentii dire che diversi uomini si erano introdotti nella galleria attraverso la quale scorreva l’acqua che muoveva le ruote della segheria, per catturare i pesci. La segheria era quella che si trovava vicina alla via del Chiasso, a Seravezza.

Speravo anch’io di poter prendere qualche pesce, così mi avvicinai allo sbocco della galleria. Stavo per entrare quando all’improvvisò mi fermò un ragazzo che conoscevo bene, fratello di un partigiano, e mi disse: “Tu non devi entrare e non ti devi azzardare a prendere nemmeno un pesce”. Mi rivolse queste parole con un tono durissimo, oserei dire cattivo. E così, intimorito, non mi azzardai ad avvicinarmi alla galleria. E pensare che, con la povertà che c’era in quel periodo, portare qualche pesce a casa avrebbe alleviato non poco la fame della mia famiglia.

Invece se li prese tutti quel ragazzo con i suoi amici. Mi accorsi che nonostante fossimo accomunati dallo stesso destino, fatto di tanta fame e sofferenza, c’era chi, con estrema protervia e cattiveria, non si faceva problemi a calpestare il prossimo.

Renato Sacchelli

 

 

Foto: Wikipedia

Autore

Scrivi un commento