Un ingegnere francese ha presentato uno studio che identificherebbe il paesaggio ritratto da Leonardo da Vinci nello sfondo del suo più celebre dipinto, la Gioconda. Si tratterebbe di Caprona, in provincia di Pisa, luogo che vide anche Dante Alighieri partecipare ad un assedio che vide poi la vittoria dei fiorentini sui pisani.

È affascinante la tesi formulata da Pascal Cotte, ricercatore scientifico e direttore della Lumiere Technology, che collabora con l’Università di Bologna, Chiara Matteucci, del dipartimento dei beni culturali dell’Università di Bologna, Sylvain Thieurmel, esperto scientifico e ricercatore specializzato nella pittura di Leonardo da Vinci e Nicola Baronti presidente dell’associazione Vinci nel cuore

Ha presentato l’esito delle sue ricerche a Vinci, durante la conferenza “La Gioconda svelata dalla scienza. Una nuova scoperta mondiale”. Il paesaggio sarebbe stato “riconosciuto” grazie alla digitalizzazione del dipinto, richiesta del Louvre di Parigi. Ma ci sarebbero anche altri elementi frutto di uno studio più approfondito.

“Studiare Leonardo è stimolante, ci offre sempre uno spunto in più di ricerca – ha detto Giuseppe Torchia, sindaco di Vinci -. Ed è anche l’occasione per scoprire aspetti nuovi della vita del genio rinascimentale. Ed è bellissimo vedere come arte e scienza, che sembrano due mondi diversi, siano in realtà collegate tra di loro. Come Comune la nostra volontà è esaltare Leonardo a 360 gradi, andando ad analizzare ogni singolo dettaglio di una figura che ha cambiato il mondo”. La tecnica digitale utilizzata ha permesso di analizzare gli strati nascosti sotto la superficie del dipinto, con immagini multispettrali in altissima risoluzione, ricostruendo l’esatta cronologia della creazione dei vari strati dipinti dall’artista.

Leonardo sarebbe intervenuto sulla tela in tre momenti diversi. La prima nel 1501, con il primo soggetto che non sarebbe stato una donna (la Monna Lisa), ma la Madonna, come si evincerebbe da alcuni dettagli riconducibili a figure sacre. La seconda modifica, invece, risalirebbe al 1503, quando Leonardo avrebbe in effetti iniziato a ritrarre Lisa Gherardini, la sua musa ispiratrice. L’ultimo intervento sarebbe arrivato tra il 1513 e il 1515, stavolta per venire incontro alle richieste del committente del dipinto, Giuliano de’ Medici, che voleva raffigurare la madre di suo figlio, Ippolito, rimasto orfano. Leonardo aveva molti lavori a cui stare dietro e, non avendo molto tempo, riprese in mano il ritratto fatto alla Gherardini. Ma dove sarebbero le tracce del paesaggio di Caprona e dintorni, con la famosa torre (torretta) e la fortezza della Verruca? Nel secondo intervento, quello datato 1503, Leonardo aveva in mano le carte e i disegni per la deviazione dell’Arno. Leonardo si sarebbe recato nella zona di Caprona accompagnato dal suo giovane collaboratore, Gian Giacomo Caprotti (detto Salai). Il genio di Vinci stava studiando, per i fiorentini, il modo con cui deviare il corso del fiume al fine di piegare, una volta per tutte, la città nemica di Pisa. Progetto che poi non fu mai messo in pratica. I profili dei monti e alcune strutture ritratte nello sfondo del quadro descriverebbero proprio quella zona, secondo le analisi scientifiche effettuate. Tracce poi coperte da altri strati nella successiva modifica fatta dall’artista.

Per risalire al luogo esatto tratteggiato nello sfondo della Gioconda sarebbe stato determinante anche lo studio delle carte geografiche disegnate proprio da Leonardo, oltre a due schizzi con la sanguigna. Il passaggio raffigurato da Leonardo, quindi, sarebbe proprio quello dei Monti pisani, tra i comuni di Vicopisano, Cascina e Calci.

Un altro luogo vicino a Caprona, una grotta che si trova a Uliveto Terme, ai piedi del monte Verruca, assomiglierebbe ad una roccia ritratta, sempre da Leonardo, nel dipinto “Vergine delle Rocce“, custodito sempre al Louvre. Del caso si era occupato, alcune settimane fa, un reportage della tv francese Tf1 (guarda).

 

1 Comment

  1. dr.Strange Reply

    punti di vista. secondo altri studiosi lo sfondo si riferisce alla zona di Ponte Buriano, poco a nordovest di Arezzo, sull’Arno. certo è che si tratta di un paesaggio toscano

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