Francesco Fasulo

Il dottore e il prode Pierda sono fuori dalla porta che scalpitano pronti,  si va verso Malpensa raccogliendo Pisani al Nord lungo la via. Solite menate da aeroporto. Scrivo dai sedili del volo Eju2825. Sono le 8,23 e sono già stanco.

Il volo è mezzo vuoto, ci sono tifosi leccesi troppo giovani per essere bullizzati da panzuti 50enni. Si parte tra rumori poco rassicuranti che però essendoci sempre non preoccupano. Lo steward mi riprende con un clamoroso accento pugliese per aver invitato sul sedile accanto al mio un compagno di viaggio. Non si può cambiare posto? Ma davvero? Perché? Perché bisognerebbe pagare per scegliere posti vicini. Non scrivo cosa penso delle compagnie aeree perché non è il caso, ma dai…

Adesso rulliamo, su il musetto, dissimulo una falsa serenità mentre sorvoliamo ancora a bassa quota il lago e mi emoziono, tanto, alla vista delle Prealpi e delle Alpi ancora zuccherate dall’inverno. Capisco finalmente il Manzoni e il ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene ininterrotte di monti, vedendolo dall’alto. Che spettacolo!

Annuso la foce del Po e adesso rotoliamo verso Sud, come canterebbe Giuliano degli indigeni Negramaro. I compagni di viaggio mi dileggiano quando affermo che riconosco Ostuni dall’aereo. È una macchia bianca, è la città bianca. Nada, mi bollano come cazzaro.

Mi piacerebbe essere ricco per sperperare i miei soldi viaggiando non per possedere oggetti. Vieppiù con l’età apprezzo ciò che le persone sono, non cosa hanno. Anzi spesso le giudico, male, se hanno troppo.

Honoré de Balzac diceva che dietro una fortuna c’è quasi sempre un crimine. Alla partita… siamo atterrati!

Scrivi un commento