In quella terribile strage perse la madre e due sorelle. Lei scampò e riuscì a mettere in salvo due sue sorelline, Lilia e Adele, e un altro bimbo, Paolo Lencioni. Cesira Pardini quel maledetto 12 agosto 1944 era una ragazza di 18 anni. Si è spenta oggi all’età di 96 anni, dopo una vita intera passata a ricordare quella carneficina. Cinquecentosessanta vittime, la più piccola con soli venti giorni di vita.

Cesira testimoniò al processo che si svolse al tribunale militare di La Spezia. Raccontò le ultime drammatiche parole di sua madre, che si trovava davanti a un muro, con la sorellina Anna in braccio: “Abbiate pietà almeno di questa creatura – gridò -. Quello, era un italiano, ha estratto il revolver e glielo ha puntato alla testa. Mamma ha fatto appena in tempo a dirci di salvarci, di scappare. Si è aperta la porta del fondo. Ho preso l’Adele, la Lilia, ho buttato dentro la Maria, che era tutta a pezzi. Le cadeva un braccio, aveva una gamba staccata. Continuavano a mitragliare da tutte le parti, e noi siamo state immobili, in silenzio…”. Rileggere quella testimonianza fa venire i brividi. Immaginare dove possa arrivare la brutalità dell’uomo è imbarazzante. E sapere che tra quei carnefici ci furono anche degli italiani, accecati da un odio inumano verso propri connazionali civili, bambini in fasce compresi, è ancor più imbarazzante.

Il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Deborah Bergamini, nell’esprimere il proprio cordoglio per la scomparsa della signora Pardini ha ricordato: “Un altro pezzo di storia e di memoria che ci lascia, non senza aver dedicato la sua vita a preservare il ricordo delle 560 persone trucidate. A lei e a tutti coloro che si impegnano a ricordare le atrocità commesse nel nostro Paese va il mio ringraziamento per averci sollecitato a non sottovalutare mai ogni forma di intolleranza, odio e prevaricazione”.

“Cesira Pardini, medaglia d’oro al valore civile, ha vissuto la barbarie di una strage che ha distrutto un paese intero e gran parte della sua famiglia – ha detto Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana – ma è sempre stata ambasciatrice di pace. Le sue parole e la sua vita e testimonianza, come quella di Enrico Pieri scomparso lo scorso dicembre, ci ricordano che non bisogna mai dimenticare, ma ci illuminano anche sull’importanza di guardare avanti ad un futuro senza più guerre in un’Europa solidale che proprio dalle macerie della Seconda guerra mondiale è nata. Un’idea di Europa che assume un significato ancora più rilevante in questo momento, con la guerra che si sta consumando in Ucraina”.

Maurizio Verona, sindaco di Stazzema (Lucca), ha ricordato così la propria concittadina: “Un altro lutto gravoso per tutta la comunità e una perdita enorme per la memoria di Sant’Anna di Stazzema”. Poi ha ricordato le testimonianze di quegli orrori rese da Cesira “in modo pacato e composto, quasi sottovoce, anche quando la commozione prendeva il sopravvento”.

Medaglia d’Oro

Nel 2012 a Cesira Pardini venne conferita la medaglia d’oro al merito civile con questa motivazione:

Nel corso di un rastrellamento e del successivo feroce eccidio perpetrato dalle truppe tedesche, insieme alla madre, alle sorelle ed altri vicini, veniva catturata e messa al muro ma, sebbene ferita dai colpi di mitragliatrice, riusciva a spingere le sorelle al riparo in una stalla retrostante. Successivamente, dopo aver tolto dalle braccia della madre uccisa anche la sorella neonata, le conduceva tutte in un luogo più sicuro, nei pressi del quale, pur nuovamente ferita dai militari in ritirata, individuava sotto un cumulo di cadaveri un bambino in tenera età ancora in vita, e lo traeva in salvo. Luminosa testimonianza di coraggio, ferma determinazione ed elevato spirito di solidarietà umana. 12 agosto 1944 – Loc. Coletti di Sant’Anna di Stazzema (LU)”.

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