Ilaria Clara Urciuoli

Una storia lunga quella della Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine a Firenze e dei suoi affreschi, visibili a distanza molto ravvicinata grazie ai ponteggi istallati per svolgere attività diagnostiche e di restauro. La posa della prima pietra risale al 1268, periodo cui risale anche la tavola della “Madonna del Popolo”, ma è prettamente rinascimentale il capolavoro che, avvolgendoci, ci fa sentire altrove quando entriamo nella cappella.

Questa storia allora inizia nel 1423 quando Felice Brancacci commissiona a Masolino e all’allievo Masaccio il racconto delle vicende di San Pietro, e continua pochi anni dopo con la partenza dei due maestri – diretto in Ungheria il primo, nella ricca Roma il secondo – che lasciano, dunque, incompleto il lavoro. Di lì a poco la famiglia dei committenti cadrà in disgrazia e i frati del convento intitoleranno la cappella alla Madonna del Popolo cancellandone in parte gli affreschi.

Sarà Filippino Lippi più di cinquant’anni dopo a ripristinare e completare delle scene mancanti, lasciando anche lui traccia di sé nei dipinti, come già i suoi predecessori avevano. La cappella infatti è una galleria di personaggi – politici, letterati, frati, signori – e tra questi non mancano i ritratti degli stessi artisti che vi lavorarono.

Gli affreschi resistono al tempo e alle fiamme: la notte tra il 28 e il 29 gennaio 1771 un incendio che devasta la chiesa ma la cappella, pur danneggiata, si salva. È nei primi anni del Novecento che si provvede allo spolvero degli affreschi e negli anni ’80 al restauro che toglie le fronde inserite nel ‘700 per coprire le nudità e ci permette di apprezzare a pieno l’eccezionale brillantezza e vivacità dei colori nonché di osservare più chiaramente le differenze tra l’opera di Masolino (a cui è attribuita la realizzazione di “Tentazione di Adamo ed Eva”) e quella di Masaccio che contrappone alla serena compostezza della coppia biblica nella pittura del maestro un’agonia tanto straziante da trasfigurare i soggetti in “Cacciata dal Paradiso Terrestre”.

Masaccio, San Pietro in cattedra, 1427. Particolare. Ritratti di (da sinistra) Masolino, Masaccio, Alberti e Brunelleschi

Nel novembre 2020 la Cappella Brancacci è stata sottoposta a un primo monitoraggio per valutare il suo stato di salute dal quale è emerso un fenomeno di deterioramento del ciclo pittorico che necessita ora di essere stabilizzato. Il restauro, per il quale è stato firmato un protocollo di intesa tra Comune, Soprintendenza e Opificio delle pietre dure, durerà circa un anno.

La piacevole sorpresa è che quegli stessi ponteggi che limitano la visione d’insieme sono accessibili anche al pubblico che potrà dunque quasi dialogare tanto con Adamo ed Eva, quanto con gli stessi artisti che li hanno realizzati, i cui ritratti sono disseminati nelle varie scene.

La cappella sarà aperta al pubblico quattro giorni la settimana: venerdì, sabato, lunedì orario 10- 17; domenica orario 13-17.

Ilaria Clara Urciuoli

Filippino Lippi, Autoritratto, dalla Disputa con Simon Mago, 1485-87

Foto in alto:
Masaccio, Cacciata di Adamo ed Eva, prima e dopo il restauro. Firenze, Cappella Brancacci

 

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