Luca Bocci

Guardandosi in giro il mood generale in Toscana non è certo dei migliori. Pandemia a parte, le ragioni per sentirsi a terra a Gennaio certo non mancano. Se la storia del “blue Monday”, il terzo lunedì di gennaio che sarebbe il giorno più triste dell’anno, è una mezza bufala, la depressione dopo le festività di fine anno è un problema sentito da molti. La soluzione pensata dai nostri antenati era semplice: un mese nel quale era permesso quasi tutto, dall’andare in giro in maschera all’abbuffarsi di dolci, vino e ogni prelibatezza prima della penitenza collettiva imposta a tutti dalla Chiesa con la Quaresima. Il carnevale in Toscana vuol dire per quasi tutti una cosa sola: Viareggio, coi suoi carri artistici pensati con una perfidia toscana che più toscana non si può. ASCOLTA LA STORIA

Ebbene, al sottoscritto il carnevale di Viareggio non è mai andato troppo a genio. Troppo affollato, caro, ormai una caricatura di quella splendida festa popolare che è stato per oltre un secolo. Per fortuna in Toscana non mancano certo carnevali alternativi, modi più genuini per festeggiare e divertirsi.

Nella nostra prima puntata di questa mini-serie ci fermiamo a Piombino, dove il simbolo del carnevale locale ha una storia estremamente curiosa e legata a triplo filo alla storia della città. Cicciolo, il re del vino, è infatti nato all’interno della Magona d’Italia, l’acciaieria che domina ancora l’orizzonte cittadino.

Il pupazzo gigante che sfila in città prima di venir dato alle fiamme in riva al mare è frutto dell’immaginazione di alcuni giovani impiegati del reparto treni a freddo nel secondo dopoguerra e simbolizza la loro voglia di vivere e recuperare il tempo perso con la guerra.

La storia di questo carnevale alternativo è davvero curiosa e dai retroscena sorprendenti. Ascoltatela in questa puntata e fateci sapere cosa ne pensate mandandoci un messaggio sui nostri profili social. Ogni feedback, come al solito, è più che benvenuto:

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