Francesco Fasulo

Decisamente meglio Como. La trasferta comincia quando Milano si sveglia sonnacchiosa tra vetrine e carte di credito che strisciano per pagare oggetti che non ci serviranno ma appagheranno il nostro essere non cittadini ma consumatori. Memori del gelo di Brescia ci improvvisiamo in abbigliamento che anche gli Inuit riterrebbero eccessivo. Treno. Tribuna. Lasciamo ai Pisani la curva anche perché non potrebbero andare in tribuna per le solite folli restrizioni.

Scelta vincente il risotto all’ossobuco bagnato da un Domasino giovane e beverino. Chi vuol stare più leggero trova gentilezza inaspettata e decine di bancarelle sparse per la città con tutte le leccornie delle valli.

Lo stadio piccolo ma genuino permette un contatto vero con i giocatori che incitiamo come fossimo all’Arena, un po’ incoscienti e incuranti dei locali. Segniamo subito e teniamo come leoni col cardinale Leverbe, difesa hors categorie, come i colli del Tour de France. Si patisce alla fine, come sempre. Marchio di fabbrica su tutte le vittorie, il sudore, la sofferenza e l’abnegazione.

Fiducia cieca nell’Hombre vertical che in panchina disegna capolavori di tattica incomprensibili a chi non ha l’occhio allenato alla bellezza. Forza Pisa, bona Ugo! Si gode.

 

Davide Facchin beffato dalla deviazione di Scaglia su tiro di Mastinu: è 1-0 per il Pisa
Un tentativo di Yonathan Cohen

 

Foto: Gabriele Masotti

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