Un militare della provincia di Pisa morì a soli 53 anni per un tumore al polmone, lasciando la moglie e due figli di 26 e 14 anni. Francesco Volterrani si era ammalato per aver respirato amianto e altri cancerogeni durante il servizio come graduato di truppa, e successivamente sottufficiale, nelle navi della Marina Militare italiana. Il ministero della Difesa è stato condannato a risarcire gli eredi con 750mila euro di danni, più interessi e rivalutazione e spese legali.

La notizia è data dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, avvocato Ezio Bonanni, che spiega come non sia finita qui: “La causa prosegue di fronte al Tribunale di Pisa e al Tar del Lazio. Continuiamo a non comprendere le ragioni per le quali il Ministero della Difesa si ostini a negare i diritti delle vittime”.

L’osservatorio prosegue ricordando che, dopo aver ricevuto la richiesta di aiuto dei componenti della famiglia, la moglie Stefania, rimasta vedova a 49 anni e dei due figli, Riccardo e Annalisa, “ha avviato la procedura con la quale ha ottenuto dal ministero prima il riconoscimento della causa di servizio e della qualità di vittima del dovere (con la determinazione di un primo indennizzo) e, successivamente, si è attivato per la tutela per il risarcimento del danno. Di fronte a questa richiesta la Marina si è opposta costringendo l’avvocato Bonanni a rivolgersi al Tribunale di Roma che ha riconosciuto il danno subito dai familiari della vittima, e un ulteriore risarcimento”.

La sentenza fa riferimento ad una ricca documentazione sull’esposizione ad amianto “dalla quale emerge – prosegue l’osservatorio – che ci fu responsabilità nella causazione della patologia e del conseguente decesso dell’uomo senza che fosse informato dei rischi connessi. Purtroppo – si legge ancora nella nota – si stima che a tutt’oggi sono più di 3000 i decessi per l’uso dell’amianto da parte della Marina Militare Italiana e già dal 2008 l’Ona (l’osservatorio, ndr) si è mobilitato per assistere le vittime. Questa sentenza dimostra, inoltre, che, oltre ai casi di mesotelioma, anche il tumore dei polmoni, ha origine dall’esposizione alla fibra killer, e i casi stimati sono circa 1600″.

Nella consulenza tecnica d’ufficio del tribunale i periti hanno evidenziato che “vi fu esposizione ad amianto sotto forma di polverosità diffusa”, che non furono utilizzati “dispositivi di protezione individuale e collettiva (maschere filtri ffp3, aspirazione localizzata, dei prodotti di emissione delle lavorazioni, controllo del microclima”. E che non vi fu alcuna “separazione tra i siti dove veniva trattato e liberato l’amianto”. In più mancavano le “tute di protezione” e “quelle per le esercitazioni di emergenza erano composte da amianto”. Oltre a ciò i periti hanno sottolineato l’assenza delle visite mediche mirate per il rischio.

L’Osservatorio ha istituito un servizio di assistenza per le “vittime del dovere” con il numero verde 800 034 294 e con uno sportello internet di assistenza https://onanotiziarioamianto.it/vittime-del-dovere-tutela-legale/.

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