La sostenibile leggerezza dell’esistente tra cronaca, storia e commento – “Buccia di Spritz”, di Maurizio Sessa

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Ironia della sorte, via dei Tavolini è proprio lì, a due passi, dirimpetto alla chiesa di Orsanmichele, l’antica loggia originariamente costruita per ospitare il mercato delle granaglie e poi sede di celebri Letture Dantesche, una tradizione secolare che si fa risalire a quella tenuta da messer Giovanni Boccaccio il dì del 23 ottobre 1373. Dallo scorso 12 ottobre 2021, anno secondo dell’Era Covid, i tavolini nella parallela via dei Cimatori sono però spariti dall’orizzonte. Anche e soprattutto quelli collocati sul marciapiede prospicente la panineria e wine bar i “Fratellini”, locale storico che ha aperto i battenti nel 1875, quando da soli cinque anni Firenze aveva ceduto a Roma il testimone di capitale del Regno d’Italia, sobbarcandosi un “monte” di debiti.

Un amaro calice trangugiato con secolare ironia dai fiorentini ben più lieti di mescersi un sano gotto di Chianti. Quello stesso rosso offerto prima dalla famiglia fondatrice dei Chiti, poi dai Pratesi e oggi dai Perrino, con intatta passione e allegria. Il sorriso e la gentilezza ai Fratellini non sono venuti meno nemmeno dopo l’estate appena trascorsa, allorché con il parziale ritorno alla normalità l’angusto spazio del marciapiede non ha più consentito la presenza dei tavolini.

“Il marciapiede è troppo stretto per consentire il passaggio dei pedoni e al contempo per la collocazione dei tavolini”, sottolinea Armando Perrino, il titolare del locale. Un locale caratteristico e dalle misure piccine piccine: complessivamente cinque metri quadri. Incredibile ma vero. Un mondo lillipuziano, uno spicchio di paradiso per palati esigenti, dove addentare un panino ricolmo di una fra le 29 ghiotte farciture proposte, immancabilmente innaffiato da un gotto di vino, proprio il suddetto Chianti come recita l’antica insegna.

“In estate – prosegue Perrino – abbiamo messo i tavolini dalle 18 alle 23, ma di sera c’è sempre da noi minor movimento rispetto al giorno e al primo pomeriggio, quindi li abbiamo tolti”. “Peccato – prosegue – perché come è facile comprendere, quando il cliente si siede è portato anche a bere uno un bicchiere di vino o uno spritz in più oltre a mangiare uno dei nostri panini. Il tavolino è invitante: la convivialità, lo stare seduti fra amici, di sicuro aiuta l’appetito. È un condimento essenziale. Dal nostro osservatorio mi sento di dire che il tavolino rende la strada molto più viva. A guardarla adesso, via dei Cimatori pare davvero un cimitero. Certo bisogna rispettare le regole, ma credo che con le adeguate regole i tavolini in futuro sarebbero un motivo di attrazione in più per i turisti”.

Per il momento, purtroppo, dai “Fratellini” non è il caso di dire metti un panino al tavolino, e ci si perdoni la rima baciata. Tuttavia i “Fratellini” sono una certezza anche solo in piedi. Come dal 1875.

 

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