È sacrosanto il diritto di manifestare il proprio dissenso, ovviamente in modo civile, senza scatenare guerriglie urbane e assaltare le sedi dei sindacati o delle istituzioni. Tutto ovvio e scontato, ma per qualcuno purtroppo non lo è. Fatta questa premessa, ci piacerebbe avviare un dialogo coi cosiddetti “No Green Pass” per chiedere loro alcune cose.

Il nostro Paese oggi è quasi rientrato nella normalità. Pensiamo a un anno fa, al secondo lockdown, in che condizioni eravamo. Oggi la situazione è nettamente migliorata, con il lavoro che è ripreso, o sta riprendendo, salvo qualche eccezione, lo smart working che sta scomparendo, o comunque non è più indispensabile, cinema, teatri, palestre e stadi di nuovo in funzione. Tante, troppe categorie sono state duramente colpite, moltissimi sono stati costretti a chiudere. I danni sono stati enormi. Lentamente e a fatica ci stiamo riprendendo. La domanda che vorrei rivolgere ai “No Green Pass” è questa: questi passi avanti (evidenti) a cosa sono dovuti? Se in Italia non si fosse vaccinato l’80% delle persone pensate che saremmo allo stesso punto?

Giusto difendere la propria libertà, però ci dovrebbero dire una cosa: quale sarebbe stata la possibile strategia alternativa di lotta al Covid senza l’uso massiccio dei vaccini? A meno che non si voglia affermare che fosse tutta una montatura mediatica e che i reparti di terapia intensiva stracolmi fossero solo una scusa per imprigionare un popolo e costringerlo a iniettarsi il vaccino. Infine, un’ultima cosa: pensate davvero che l’uso del tampone ogni due-tre giorni, esteso a tutta la popolazione, avrebbe arginato il diffondersi del virus?

 

Foto: Fotogramma (ilGiornale.it)

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