Per uno strano scherzo del destino nel piccolo comune di Buti, 5600 abitanti in provincia di Pisa, si è andati al voto con una certezza granitica sul risultato: a diventare sindaco sarebbe stata la candidata Buti. Questo non (solo) perché si chiama come il suo comune, ma perché, la sua sfidante, a sua volta fa Buti di cognome (le due non sono parenti). È proprio così: Arianna Buti, candidata del centrosinistra (Insieme per Buti) sfidava Monia Buti, del centrodestra (lista Buti al centro). Ha avuto la meglio Arianna, ottenendo 1.666 voti, pari al 67,15% delle preferenze, contro gli 815 conquistati da Monia (32,85%).

La curiosità è finita su tutti i giornali. Arianna Buti, 48 anni, consulente aziendale, nella sua vita professionale a lungo si è occupata di finanziamenti europei, sia a favore delle imprese che degli enti locali). Non è nuova alla politica, avendo fatto l’assessore al bilancio nella giunta precedente, guidata da Alessio Lari. Il neo sindaco sorride per l’omonimia con l’avversaria, ma spiega: “Buti è un cognome molto diffuso qui da noi, l’omonimia viene percepita più all’esterno che nella nostra comunità, ad ogni modo visto che ci conosciamo un po’ tutti in questo piccolo centro ed ho sempre vissuto qui, per la maggior parte dei cittadini sono Arianna, il mio cognome passa in secondo piano”.

C’è chi insinua: non è che qualcuno si possa essere sbagliato tra le due Buti? “Fortunatamente non ci sono stati errori da parte di nessuno – assicura la neo eletta prima cittadina – solo qualche battuta che ci sta. Poi siamo finiti sui social e in televisione per questo caso di omonimia ma i butesi non si sono confusi”.

E la Buti sconfitta (Monia)? Continuerà a svolgere la propria professione (avvocato) e, in consiglio comunale, guiderà l’opposizione. Siamo certi di una cosa: il gioco di parole sull’omonimia andrà avanti anche nei prossimi anni. Intanto parlando al quotidiano il Tirreno Monia Buti sottolinea un numero significativo: “Credo che il dato più importante sia l’affluenza al 55,16% con un’astensione molto alta. Penso che abbia influenzato non poco, anche se è vero che la nostra candidatura è partita in ritardo. E che sia stato determinante per un risultato piuttosto basso. In noi ha prevalso, però, la voglia di partecipare comunque a queste elezioni, evitando che si presentasse una sola lista. Saremo quattro consiglieri di opposizione e non sarà facile portare avanti il nostro programma. Ma se avessimo rinunciato a presentarci sarebbe stato ancora peggio”. Difficile darle torto: in democrazia uno dei ruoli più importanti è proprio quello dell’opposizione, a cui spetta il compito di controllare e incalzare chi detiene il potere.

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