Guido Martinelli

Il quarto appuntamento delle muse dei nostri giorni organizzato dall’Associazione “Fanny Mendelssohn” è tornato nel centro cittadino pisano, per la precisione all’interno della stupenda cornice di Palazzo Lanfranchi, che dal 2007 ospita il Museo della Grafica. Questo importante tassello del mosaico museale pisano conta più di 13.000 opere su carta, che comprendono il Fondo Timpanaro, i Doni degli artisti, il Fondo Argan e il Deposito Perpetuo della Calcografia Nazionale. Vi si possono trovare innumerevoli opere di vario tipo ed è quindi il luogo più adatto per ospitare un virtuoso del violoncello come Claude Hauri.

Svizzero, originario del settentrionale canton Argovia, figlio di pastore protestante, Claude Hauri si trasferì a Mendrisio negli anni ’70 con i genitori cantavano in un coro, la sorella suonava il piano e il fratello il violino. A lui, a sei anni, toccò il violoncello per completare la formazione con i fratelli. È stato allievo del maestro giapponese Taisuke Yamashaita e ha iniziato il suo percorso concertistico internazionale a partire dall’estate del 1988 con l’orchestra giovanile mondiale. Non si è più interrotto, proseguendo in Europa e nel mondo con altre importanti orchestre, da solista o in gruppi da camera. Numerosi anche i suoi concerti trasmessi in diretta radiofonica per emittenti di prestigio. Ha lavorato e lavora molto nel nostro paese dove ha proposto pure spettacoli abbinati ad altre arti.

Suona uno splendido violoncello di Gian Battista Zanoli, liutaio italiano del ‘700. Nel suo repertorio dedica molta attenzione agli autori contemporanei, come si è potuto notare anche nella serata del concerto al museo in cui gli spettatori presenti hanno anche avuto la fortuna di visitare le belle mostre ivi presenti con la qualificata assistenza del personale del museo.

Claude Hauri, di cui ritengo importante segnalare anche l’attività di docente e organizzatore di concerti, ha offerto al pubblico delle muse un recital di autori moderni, come nel suo stile, con l’unica eccezione del sublime J.S. Bach. Seguendo la sua indole pedagogica ha preceduto l’esecuzione dei brani con spiegazioni illuminanti. Interessante è senza dubbio stata la proposta del contemporaneo autore palermitano Salvatore Sciarrino (1947), che vuole condurre colui che ascolta la sua musica a farlo in un modo tale da arrivare a prendere migliore coscienza di sé e della realtà.

Nella splendida sala del museo si sono udite le note del suo “Al limite della notte”, che è stato seguito, nella serata, da un altro compositore vivente: Paul Glass (1984) col brano “Ottantaquattro”. Nativo della California, questo compositore e insegnante naturalizzato svizzero ha studiato nel suo paese prima di perfezionarsi in Europa e ritornare in patria dove ha curato le colonne sonore di importanti registi Hollywoodiani. Negli anni settanta è ritornato a Carona, nel canton Ticino, dove si è dedicato alla composizione di musica sinfonica e da camera.

C’è stato pure spazio per il giapponese T. Mayuzumi (1929-1997), noto per unire la strumentazione d’avanguardia con le tecniche musicali tipiche della tradizione del suo paese nelle sue numerose e fortunate colonne sonore. Di lui il maestro svizzero ha suonato Bunraku, nome derivato da un burattinaio del ‘700 giapponese, in quanto musica tratta da questo tipo di teatro giapponese che, insieme al Kabuki, il teatro No e il Kyogen, è una delle migliori espressioni artistiche del paese dal punto di vista performativo. In tale forma di teatro il burattino viene manipolato in scena con la recitazione e la musica prodotta da un liuto a tre corde. L’ascolto proposto da Hauri col suo stupendo strumento è proprio un’esperienza particolare.

Nel corso della serata è arrivato pure il momento della Sonata per violoncello solo, op. 25 n.3, di Paul Hindemith (1895-1963). Questo autore fu una composita figura di violinista, compositore, direttore d’orchestra, teorico musicale, didatta, spinto nelle sue opere teatrali da un impegno sociale di tipo espressionista che Marinetti arruolò persino nel Futurismo. Il nazismo lo costrinse a lasciare il suo paese dai nazisti e riparare negli Stati Uniti dove rimase fino al 1953 per concludere la sua esistenza a Francoforte.

L’ultimo brano da ricordare è un classico, ripetuto in un bis richiesto dal pubblico acclamante, ovvero la Suite n. 1 in sol maggiore del fantastico J.S. Bach (1683-1750). Un brano, questo, ben noto ai melomani più attenti in quanto una delle più note e virtuosistiche opere mai scritte per violoncello, portata al successo da Pablo Casals. È una delle Suite composte da Bach, tra il 1717 e il 1723, mentre era maestro di cappella a Kothen, che rivestono una grande importanza nella storia della musica perché, come accade in alcune parti degli adorabili Concerti Brandeburghesi, al violoncello viene affidato un ruolo da solista.

Insomma, un grande e interessante concerto, questo di Claude Hauri, così ricco di spunti di pedagogia musicale arricchenti dal punto di vista non solo musicale, e disponibile sul canale Youtube del Comune di Pisa.

Un’altra bella perla dello scrigno di questa ottima rassegna organizzata da Sandra Landini. Un plauso va esteso anche alla direzione del Museo della Grafica che sta riprendendo, dopo la drammatica sosta pandemica, la sua fondamentale funzione pubblica di dispensatore di bellezza per chi sa apprezzarla.

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