Ha vissuto quasi 98 anni Vincenzo Lupo Berghini (nella foto di A. F. Gimigliano), già responsabile della biblioteca comunale di Pisa, uomo di grande cultura e profondo conoscitore della storia della sua amata città. Storia di cui gli piaceva parlare e scrivere. Lo fece, per molti anni, sulle colonne de L’Arno, il periodico pisano che contribuì a fondare e che per diverso tempo ha diretto. Fu anche attento e prezioso membro del comitato di redazione de “Il Rintocco del Campano”, prestigiosa rivista a cura dell’associazione laureati dell’ateneo pisano.

Quando qualche anno fa gli scrissi una lettera per fargli sapere che avevo dato vita a L’Arno.it, mi rispose con una telefonata molto affettuosa e piena di incoraggiamento. Mi fece tanti complimenti ma, cosa ancor più bella, dimostrò di aver guardato con attenzione il sito: citò diversi articoli e la suddivisione degli argomenti. Poco pratico con Internet, vista l’età avanzata, per navigare su L’Arno.it si era fatto aiutare da un vicino di casa – così mi raccontò – ma ci teneva a darmi la sua opinione, dispensandomi consigli e spronandomi ad andare avanti. A distanza di anni e non avendolo più sentito da tempo posso dire che era rimasto esattamente come lo ricordavo: una persona super disponibile, gentile ed estremamente preparata. Che amava leggere e coltivava un amore viscerale per la propria città. Mi raccontò anche che, vista l’età, si muoveva poco da casa ma, ogni tanto, lo faceva per seguire degli interessanti appuntamenti organizzati dalla Domus Mazziniana. Segno della sua immutata vivacità intellettuale.

In un bell’articolo uscito su La Nazione Renzo Castelli lo ricorda così:

… non erano così rari i suoi interventi, sempre molto apprezzati, su momenti e personaggi della vita pisana del passato. Per moltissimi anni Lupo Berghini fu responsabile della biblioteca comunale e sembrava quasi che da tante pubblicazioni, sempre amorevolmente curate, traesse linfa al suo grande sapere. Era rimasta una sua consuetudine, anche di recente, intervenire amichevolmente quando usciva un articolo di stampa nel quale l’autore parlava della storia della città o di eventi trascorsi che riguardassero Pisa. Lupo Berghini era puntuale nel segnalare all’autore, soprattutto se considerato un amico, con una lettera scritta a mano, puntualizzazioni o integrazioni a quanto aveva appena letto. Un prezioso, quanto affidabile censore.

Figlio di Michele Lupo Gentile, letterato di grande valore, e di Gisella Berghini, Vincenzo era molto legato al fratello pittore Renzo, più grande di lui. Era motivo di orgoglio, per Vincenzo, che suo fratello avesse promosso, insieme ad altri, la Mostra della scultura pisana del Trecento, che si svolse a Pisa nel 1946, subito dopo la guerra. Un primo forte segnale di rinascita culturale dopo gli anni bui del conflitto.

Tra i suoi crucci più grandi, come ricorda Castelli, c’era il degrado derivante dalle scritte sui muri della città:

Per me – diceva con grande afflizione –, è insopportabile pensare che i nostri bei palazzi siano devastati dalle scritte più assurde. Nel disordine di una città, che spesso è una condizione inevitabile, questa è la condizione peggiore poiché è la più immotivata”.

Un amico, il professor Antonio F. Gimigliano, l’ha così ricordato:

Con Vincenzo Lupo Berghini si spegne una delle più vivaci memorie storiche che di Pisa molto hanno conosciuto, studiato, esplorato e tanto hanno raccontato con passione e maestria. Rimane vivo il grato ricordo in quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo”.

Il ricordo di Vincenzo Lupo Berghini e la gratitudine nei suoi confronti per la stima e gli incoraggiamenti nei miei riguardi, resteranno sempre vivi nel mio cuore.

 

Foto: Antonio F. Gimigliano (Vita Nova, 26/9/2021)

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