Ilaria Clara Urciuoli

Il genio di Salvador Dalì torna a fare compagnia agli italiani in una mostra dal sapore nuovo, ospitata fino al 16 gennaio prossimo nella Cattedrale dell’Immagine di Santo Spirito al Ponte a Firenze. Inside Dalì, questo il nome del progetto che investe lo spettatore trascinandolo fisicamente nel mondo surreale del pittore catalano: il visitatore, infatti, si trova avvolto a 360 gradi in un’istallazione visiva e sonora in cui i “fantasmi” daliniani acquistano movimento (oltre il movimento proprio del quadro), si isolano dallo sfondo, assumono quasi vita propria.

Una mostra immersiva che nei primi istanti cattura profondamente: la sacralità dell’ambiente sottolinea l’essenza ultraterrena dell’opera di Dalì, il suo andare oltre la realtà, porla su un altro piano. Suggestivo dunque e di grande impatto soprattutto nei primi minuti, oltre i quali il pubblico si troverà a riflettere sulla differenza tra il confrontarsi con la completa e semplice opera pittorica e l’istallazione imponente e molto interessante da un punto di vista tecnico realizzata da Crossmedia Group. Nell’una e nell’altra troviamo qualcosa in più e qualcosa in meno: sicuramente la capacità di coinvolgimento dell’osservatore è notevole in questa avventura digitale, anche più di quanto non lo sia il quadro che obbligatoriamente si affida a un unico canale sensoriale, ma l’opera originale consente un dialogo non mediato con l’autore, una visione del tutto nel suo equilibrio che questa realizzazione non solo non permette ma alla quale probabilmente non vuole nemmeno puntare dal momento che la presenza di chi ha realizzato il progetto è parte fondamentale e ben percepita della mostra stessa, più di quanto non sia fondamentale e percepita quella del curatore di una normale esposizione.

Coloro che preferiscono i percorsi tradizionali potranno dedicarsi allora alle cento xilografie originali ricavate dagli acquerelli che Dalì realizzò a partire dal 1950 sulla Commedia dantesca. Una commissione dell’Istituto Poligrafico dello Stato che voleva con quelle opere festeggiare i 700 anni dalla nascita di Dante, prima di essere criticata e osteggiata da alcuni settori dell’opinione pubblica contrari all’aver scelto un artista straniero. La possibilità di confronto tra quadro e terzine avrebbe arricchito questa sezione che si conferma marginale rispetto all’istallazione multimediale.

Efficace la presentazione di foto e video dell’artista che se da un lato mettono in rilievo il suo incessante voler essere sopra le righe, personaggio protagonista nel teatro della vita, dall’altro ci mostrano il legame intenso con la moglie Gala, donna che molto ha contribuito alla sua affermazione. Questa mostra è inoltre l’occasione per scoprire un Dalì poco noto: troviamo qui infatti quattro copertine di dischi da lui prodotti e immagini della campagna pubblicitaria per le ferrovie francesi.

Ilaria Clara Urciuoli

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