Paolo Lazzari

Se ti chiami Michelangelo Buonarroti ed è l’estate del 1530 sappi che le cose potrebbero andare decisamente meglio. Il motivo? Semplice. Te ne stai rannicchiato qui, in questa stanza che assomiglia più ad un pertugio per topi, da qualcosa come tre mesi. “Qui”, a proposito, sarebbe il sotterraneo della basilica di San Lorenzo, nella pancia di Firenze.

Basilica di San Lorenzo (Firenze)

Perché mai un artista del tuo calibro si è cacciato in una situazione del genere? La questione è composita, ma di tempo da spendere per rivisitarla in ogni sua piega, tanto, ne hai. Sono mesi, ormai, che le truppe di Carlo V cingono d’assedio Firenze, con l’obiettivo annunciato di riportare in città i Medici, cacciati due anni fa. Il loro maggiore sponsor? Papa Clemente VII, guarda caso, un membro della famiglia medicea.

Quando avete cominciato ad annusare l’attacco, la decisione è stata svelta: Malatesta Baglioni si è messo a capo di una milizia per respingere gli invasori e tu sei stato nominato commissario generale alle fortificazioni che, in tempi difficili, bisogna prestarsi a fare di necessità virtù. Così è stato subito chiaro che, accettando l’incarico di approntare nuovi sistemi difensivi per le mura cittadine, ti sei apertamente schierato a favore degli ideali repubblicani. Una decisione che, se i Medici tornano davvero in città, potrebbe costarti cara.

Allora ecco il motivo: da giugno ad agosto, temendo una possibile ritorsione, ti sei nascosto. L’angusto stanzino si trova proprio sotto la sagrestia: un posto che conosci accuratamente, perché qualche anno fa questo cantiere lo hai seguito proprio te.

Sette metri per due, l’aria spessa come un dito di burro ed un rivolo di luce color pesca che ispeziona controvoglia l’ambiente. Lasciatelo dire, non esattamente il massimo della vita. E il tempo devi pur passarlo, in qualche modo. Così hai fatto una cosa. Quella che ti appartiene di più. Hai impugnato un carboncino e ti sei messo ad arabescare le pareti del tuo opprimente rifugio. In alcuni casi butti giù bozzetti e schizzi anatomici che, più tardi, diventeranno opere compiute.

Ancora non puoi saperlo, ma quei disegni saranno scoperti soltanto tra quattro secoli, nel 1975, durante i lavori per realizzare le uscite di sicurezza dalle cappelle medicee. Come hanno fatto a conservarsi così a lungo? Merito tuo. Per timore che qualcuno possa rinvenire traccia della tua presenza a Firenze, hai coperto tutto con una biacca che ha preservato le opere dall’umidità. Touché. Tre mesi di cattività, a volte, valgono una vita: Papa Clemente VII, infatti, ti perdonerà e ti chiederà di continuare a lavorare per i Medici, che nel frattempo sono tornati a Firenze.
Resta soltanto il retrogusto amaro di non poter ammirare la stanzetta: la Soprintendenza l’ha infatti dichiarata inaccessibile, perché un afflusso massiccio di visitatori rischierebbe di danneggiare per sempre i disegni sulle pareti.

L’accesso alla stanza segreta

 

Foto: Wikipedia

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