Ha destato profondo scalpore la notizia dell’arresto di don Francesco Spagnesi, 40 anni, parroco di Prato. Il sacerdote, oltre a occuparsi della parrocchia dell’Annunciazione nel quartiere della Castellina (era parroco da 12 anni) aveva esercitato come cappellano in ospedale e “correttore” della Misericordia, la persona che, per mandato della Chiesa, ha il delicato compito di accogliere, accompagnare e integrare. Qualche anno fa il cardinale Bassetti definì i correttori “l’anima della Misericordia”. Il prelato è finito nei guai con l’accusa, gravissima, di importazione e spaccio di sostanze stupefacenti, tra cui la Gbl, conosciuta come “droga dello stupro”. La droga sarebbe stata ceduta ai frequentatori delle feste private organizzate nella casa di Alessio Regina, il quarantenne di Prato che avrebbe avuto una relazione con il prete. Lo stesso Regina è stato arrestato, lo scorso 27 agosto, con l’accusa di aver acquistato, dall’Olanda, un litro di droga dello stupro. Dalle indagini gli inquirenti avrebbero accertato almeno altri dieci acquisti di stupefacente, a partire dal 2019.

Cosa avveniva nei festini

Chi ha partecipato alle serate nell’abitazione di Regina, tutti maggiorenni, ha rivelato agli inquirenti che gli incontri avvenivano dopo essere stati contattati su internet. Nessuno avrebbe consumato droga a propria insaputa. A partecipare alle feste persone provenienti fuori dalla provincia di Prato, di varie categorie: professionisti, bancari, medici, infermieri. In tutto potrebbero essere circa duecento persone, che gli inquirenti intendono ascoltare uno ad uno per fare piena luce sulla vicenda.

Decine di migliaia di euro

Don Spagnesi è indagato, tra le altre cose, anche per appropriazione indebita. Per acquistare la droga avrebbe utilizzato i soldi raccolti dalle offerte dei fedeli. Risulta indagato anche il viceparroco, don Paolo, ma il suo avvocato precisa che si tratta di un atto dovuto per concludere le indagini. Sentito dagli inquirenti don Paolo ha riferito di aver notato movimenti strani da parte del parroco, con diverse uscite notturne, ma senza sapere molto di più sulla doppia vita del prelato. Ma di quanti soldi si parla? Sarebbero alcune decine di migliaia di euro. La dipendenza dalle droghe di don Spagnesi sarebbe emersa mesi fa. Lo scorso aprile, infatti, avrebbe confessato al vescovo i propri problemi, omettendo, però, gli incontri di tipo sessuale. Il vescovo, monsignor Giovanni Nerbini, per aiutarlo gli aveva ordinato un percorso di riabilitazione con uno specialista. Ma non c’era solo la droga nella doppia vita di don Francesco Spagnesi. Inizialmente la diocesi ha cercato di risolvere i problemi in casa, anche perché, in merito alle uscite dalle casse della parrocchia, don Francesco aveva spiegato che erano dipese da aiuti alle persone bisognose.

Quei raggiri tramite messaggi su WhatsApp

Gravissimo il raggiro dei fedeli fatto usando diverse storie verosimili che il sacerdote si inventava di sana pianta per raccogliere offerte, sempre facendo leva sul bisogno. “Ti scrivo con la libertà che vorrei avessi tu nel rispondermi – scriveva il prete in un messaggio su WhatsApp -. Ho una coppia con un figlio che conosco da tempo, mi hanno chiesto un aiuto perché sono in grosse difficoltà aggravate dal Covid. Io mi sono un po’ attivato per gli alimenti e le bollette più urgenti, ma hanno necessità di un po’ di contante, per le spese più incombenti. Te per caso hai possibilità di aiutarmi? Nel caso ti potrei lasciare il numero di una ricaricabile. È un periodo particolare, la gente è in difficoltà, ma non posso caricare tutto sulla parrocchia altrimenti è un casino”. Non era un messaggio isolato, ne sarebbero stati trovati centinaia di questo tenore.

“Meglio non mettere tutto in piazza”

Secondo la procura di Prato la diocesi avrebbe agito cercando di non dare scandalo. Questo, almeno, dopo la notizia dell’arresto per l’acquisto di droga di un uomo vicino al sacerdote. La decisione di autosospendersi per un anno, concordata con il vescovo per motivi di salute, emergerebbe da un’intercettazione. “Evidentemente la notizia ha colpito e preoccupato la comunità parrocchiale di cui lo Spagnesi costituiva guida spirituale – scrive il gip -. A tale proposito, in una telefonata il vescovo Nerbini – a cui don Spagnesi chiede come giustificare ai parrocchiani il suo anno sabbatico – suggerisce di accampare generici motivi di salute in quanto è necessario ‘custodire’ anziché ‘mettere in piazza tutto'”. Strategia, questa, stigmatizzata dalla procura, perché nonostante l’autosospensione il sacerdote rimaneva comunque un sacerdote a tutti gli effetti, mantenendo tutti i contatti avuti sino a quel momento. Coi rischi derivanti.

 

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