SPIGOLATURE / Idee, recensioni, opinioni, fatti, chiacchiere di Guido Martinelli

In questi ultimi giorni, in famiglia e nel condominio, si è svolto un acceso dibattito su quale particolare sostanza adesiva riuscisse a tenermi incollato ai morbidi cuscini del divano tutti i giorni, da mane a sera, di fronte alle gare olimpiche. Per tutti loro non era sufficiente l’amore per lo sport e l’ozio estivo, bensì qualche ingegnoso o maligno impedimento.

Il divano, stremato da tanto super lavoro, dopo che il sacro fuoco olimpico si è spento, non ha resistito esplodendo in un accorato lamento: “Guido, per cortesia, fammi respirare, girami al largo almeno per qualche giorno. Sono sfinito”. L’ho compatito, e siccome ha una certa età credo che, anche per riconoscenza, gli darò un po’ di tregua andando finalmente al mare e riprendendo ritmi di vita meno sedentari.

Con il petto in fuori perché la scoperta di far parte di un popolo felicemente multietnico i cui atleti sono stati in grado di battere il record di 40 medaglie vinte correndo, saltando, nuotando, tirando, veleggiando, pedalando, vogando, menando così bene mi ha reso orgoglioso e fiero. L’unica pecca dell’agone olimpico è venuta dagli sport di squadra rincorrenti palle di diverso formato rimasti a becco asciutto. Ma io penso di avere la cura a tale lieve malanno.

Si dia la direzione delle squadre di qualsiasi disciplina sportiva a squadre a due persone che hanno dimostrato di avere carisma vincendo in Europa nel calcio e nella politica: Roberto Mancini e Mario Draghi. Anche a distanza entrambi i leader sapranno come risollevare le sorti dei team in difficoltà. Se mi danno retta a Parigi, fra tre anni, di medaglie ne vinceremo 80. Anche il divano annuisce. E se anche lui condivide…

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