I politici per una volta sono tutti d’accordo: condannano il licenziamento dei 422 lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio (Firenze), lo stabilimento italiano della multinazionale britannica che si occupa di componentistica per l’auto. Il Governo ha convocato un tavolo per il 15 luglio: parteciperanno i rappresentanti dell’azienda, del fondo americano che la controlla, i sindacati, la Regione Toscana e il sindaco di Firenze. Intanto, mentre i lavoratori presidiano la sede, il sindaco di Campi Bisenzio (Firenze), Emiliano Fossi, con un’ordinanza ha vietato ai mezzi pesanti di avvicinarsi al perimetro aziendale dello stabilimento. Lo scopo è impedire che la proprietà faccia portare via i macchinari che si trovano all’interno della fabbrica. È il tentativo estremo di difendere, con ogni arma possibile, quei 422 posti di lavoro sbriciolatisi in un attimo. Ma il sindaco di un piccolo comune può arrestare la decisione di una multinazionale, anzi, per meglio dire, la scelta di un fondo finanziario, di chiudere uno stabilimento per riaprirlo altrove, dove le condizioni (costo del lavoro, fisco, etc) sono più favorevoli? Impossibile. Solo lo Stato può far sentire forte la propria voce, anche se non è detto che basti a scongiurare la chiusura. Interpellato sulla grave crisi il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha commentato: “Purtroppo è inevitabile che queste cose accadano, però non possono succedere in questo modo perché noi abbiamo in mente di ‘fare il west non il far west”.

Macchinari nuovi imballati

“In fabbrica a Campi hanno ancora macchinari nuovi col cellophan – sottolinea Valerio Fabiani, consigliere del presidente della Toscana Eugenio Giani per le crisi aziendali – davvero non c’è una logica industriale nella decisione”. Andrea Brunetti (Rsu Gkn), si rivolge alle istituzioni: “Solo loro possono darci le risposte che aspettiamo da tanto – dice al Tirreno -. È impensabile che, in Italia, alle multinazionali, venga consentito di beneficiare di finanziamenti a fondo perduto, sia governativi che comunitari, e di incentivi finanziari sull’acquisto di macchinari che però verranno utilizzati in altri paesi in cui la manodopera è meno cara. Servono leggi più severe per tutelare, prima di tutto, i lavoratori. Basta fare un giro nello stabilimento per rendersi conto che i macchinari sono tutt’altro che obsoleti”. In effetti ricevere degli aiuti pubblici per acquistare nuovi macchinari e poi trasferirli all’estero (dove fa più comodo), lasciando dietro di sé capannoni vuoti e lavoratori a spasso, è un atteggiamento da avvoltoi, ma se le leggi (europee non solo nazionali) lo permettono c’è poco da fare. O meglio, ci sarebbe da fare, cambiare quelle leggi.

“Affrontare le crisi senza licenziare”

In un’intervista a Repubblica l’ad di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, sottolinea che “la responsabilità dell’impresa, dell’imprenditore, è quella di fare le scelte meno dannose per chi lavora all’interno delle aziende. Ci sono gli ammortizzatori sociali, ci sono gli strumenti per poter passare un periodo di crisi dando alle persone, alle famiglie, una prospettiva per il loro futuro, dove il dialogo resta comunque imprescindibile anche quando licenziare diventa l’unica strada percorribile. Quindi il percorso esiste, è un percorso sempre più faticoso ovviamente, ma è l’unico che si può seguire”. Sul fatto che la Gkn sia controllata da un fondo di investimento straniero, l’ad di Pirelli sottolinea che “è ovvio che c’è una distanza, però io credo che la cultura della responsabilità debba far parte anche delle scelte dei fondi, perché anche nel loro caso a prendere le decisioni sono le persone. Dovrebbe sempre esserci questo senso di responsabilità che non vuol dire non fare gli interessi dei propri investitori, vuol dire l’opposto. Insomma ritengo che anche chi non è direttamente coinvolto nel Paese debba comunque rispettarne la struttura sociale”.

 

Foto: Cgil Toscana (Facebook)

 

 

 

5 Comments

  1. Anni fa una multinazionale chiuse uno stabilimento in Francia, con l’idea di spostare e riutilizzare altrove tutto il materiale e le costosissime attrezzature. I lavoratori sabotarono tutti i macchinari rendendoli rottami inutilizzabili. Quella multinazionale chiuse altri stabilimenti in seguito, ma non in Francia.

  2. Non è la logica di Gkn ad essere sbagliata ma la politica assistenzialista di stampo socialista. Tanto quanto ognuno di noi, a parità di prodotto, va a comprarlo nel negozio col prezzo più basso, allo stesso modo fanno le aziende. Da noi lo spreco della PA e la necessità di quattrini per prebende e acquisto voti fa sì che siamo il Paese col più alto costo del lavoro. Le aziende non riescono ad essere competitive senza gli aiuti di Stato il quale, a sua volta, deve aumentare le tasse per continuare a fornire gli aiuti. Il cane che si morde la coda e il finale è già scritto: povertà diffusa, aziende chiuse e disoccupazione in aumento.

  3. La fruizione di contributi statali e/o comunitari obbliga il percettore dell’aiuto al rispetto di vincoli di inalienabilità e di destinazione d’uso per periodi di tempo fissati dalla norma che concede il finanziamento.
    Quindi la GKN avrà senza ombra di dubbio determinati vincoli che van rispettati e lo Stato deve farli rispettare; in caso contrario restituiscano i soldi ricevuto e se ne tornino a casa loro.

  4. Roberto Guiannaccini Reply

    Caro Sig. Sacchelli,
    dal cognome desumo che, forse, la sua origine è Strettoiese, come la mia, essendo Sacchelli IL cognome di Strettoia; il mio viene da Basati.
    Una sola domanda: i sindacati e, in particolar modo la CGIL, cosa sanno fare a parte incassare le quote di iscrizione e sventolare, abbastanza inutilmentre, ormai, bandiere?
    E’ roba superata, contano i soldi, non le bandiere, credo che lei lo sappia meglo di me.
    Un saluto cordiale da uno Strettoiese.

    • Orlando Sacchelli Reply

      La battaglia è molto dura e le responsabilità, in qualunque caso, non credo siano solo dei sindacati.
      Ciò che sta accadendo a Firenze con GKN potrebbe accadere – e sta accadendo – altrove. Qui non si tratta di una vera crisi ma di una precisa scelta della proprietà (un fondo di investimento) per aumentare i profitti. Operazione pianificata scientificamente, in barba ad ogni riferimento alla produzione. Senza dimenticare i fondi pubblici ricevuti…

      P.S. Sì, le origini sono quelle, Strettoia e dintorni. I miei genitori sono entrambi di Seravezza. Cordiali saluti a lei e alla splendida Versilia!

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