Sabato 3 luglio alle 21 nel Chiostro di S. Agostino a Massa Marittima (Grosseto), con replica l’indomani alle 19 a Roselle (Grosseto), va in scena l’atto unico di Renzo Ricchi “Il portico della felicità” per la regia di Francesco Tarsi, assistente alla regia Ilaria Clara Urciuoli. Protagonisti due barboni-filosofi che propugnano le teorie dello stoicismo come uniche strade per essere felici.

Il padre antico dello stoicismo è Zenone di Cizio (333 – 263 a.C.), il filosofo greco che fondò ad Atene la Scuola stoica (Stoà). Insegnava sotto un portico; e sotto un portico – una Stoà urbana contemporanea – vivono i due barboni di oggi che, tra un sorso di birra e l’altro, filosofeggiano con alcuni giovani-allievi che passano per la strada. E si scopre che sono due veri e propri stoici del XX secolo che, come i loro antichi predecessori, predicano la virtù, il distacco dalle ricchezze, dal potere, dal narcisismo e dalle passioni, un’accettazione della condizione umana che non deve farsi turbare da ciò che succede e da quello che non è importante, come regole essenziali per raggiungere la felicità.

Il tono dei due clochard , oltre che disincantato, è scherzoso, ironico: ed è questo, forse, l’aspetto più amabile del testo di Renzo Ricchi che porta in scena, in chiave attuale, la filosofia (quella vera) ma in chiave di leggerezza, quasi divertita, appena appena sarcastica. Una filosofia che parla una lingua che può essere compresa da tutti; e le obiezioni dei ragazzi-studenti sono, forse, quelle di un inutile e banale senso comune, le stesse che già venivano sollevate contro i ragionamenti degli stoici più di duemila anni fa. In più, nei due barboni – che, per inciso, citano la filosofia greca anche nella loro dissertazione sul tempo, come somma di istanti immobili e senza durata – soffia anche il vento del gusto supremo e ineguagliabile della libertà.

Nota del regista

Renzo Ricchi è testimone del tempo. Ma quale tempo? E non sappiamo il quando e il dove. Il luogo è altro enigma come il nostro volto senza sorriso cancellato dalla nostra epoca tragica. L’autore inquadra la storia in alcuni personaggi: barboni, filosofi o giovani stralunati e confusi che vorrebbero sapere. Il testo di Ricchi miracolosamente supera il muro dell’attuale umana tragedia grazie alla poesia di Notizie dal mondo scomparso composta dal nostro nel 1979, tempo, quello sì, del nostro futuro.

Il lavoro della poesia, perché tale è il testo drammaturgico di Ricchi, anche se scritto in forma prosaica, è quello di recuperare la nostra interiorità attraverso il risveglio del nostro corpo, compresso e trascurato. Da questo momento siamo in una vertigine di incomprensione, di confusione e anche di ribellione e non si può far finta di essere in un altro tempo e in un altro mondo. Allora di cosa parlano i personaggi de Il portico della felicità? Cercano di mettere insieme discorsi di buon senso e attivare una logica che forse non sarà più spendibile in un futuro ormai prossimo.

Francesco Tarsi

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