I numeri parlano chiaro. Nel 2020 ogni famiglia italiana in media ha speso 448 euro per la bolletta dell’acqua, con un aumento del 2,6% rispetto al 2019. Ma in Toscana l’acqua è stata decisamente più “salata”: la spesa media, infatti, è pari a 710 euro (+3,2% di incremento). I dati sono diffusi dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, nell’ambito delle “Iniziative a vantaggio dei consumatori finanziate dal Ministero dello sviluppo economico. Come base di calcolo si tiene conto di una famiglia formata da tre persone con un consumo annuo di 192 metri cubi.

Verrebbe da chiedersi come mai in Toscana costi così tanto l’acqua, anche se bisogna tenere conto del fatto che variazioni sensibili si registrano anche fra provincia e provincia. Basti pensare, ad esempio, che tra Enna e Catania (in Sicilia) c’è una differenza di ben 509 euro. La regione in cui “l’acqua del sindaco” costa pochissimo invece, è il Molise, con una spesa media pari a 181 euro all’anno.

Il problema più grosso, con evidenti ripercussioni sulle tariffe, è l’adeguatezza o meno delle infrastrutture. In molti casi sono vecchie e necessitano di interventi, sia per ridurre gli sprechi (a livello nazionale va dispersa il 42% dell’acqua immessa nella rete idrica) sia per offrire un’acqua di buona qualità. Il 9 giugno 2021 l’Italia è stata deferita alla Corte di Giustizia Europea per la fornitura di acqua potabile non sicura in alcune aree del Viterbese. Per quanto riguarda i livelli di dispersione, vera e propria piaga per l’Italia, l’Abruzzo è in testa con il 55,6%, segue l’Umbria con il 54,6% e il Lazio con il 53,1%. La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta con il 22,1%.

Da cosa dipende il costo dell’acqua?

Bisogna tenere conto di diverse spese, da quelle per la manutenzione dell’acquedotto (comprese riparazioni e nuovi impianti) alla fognatura e depurazione. L’Autorità Idrica di ciascuna regione determina le tariffe applicate all’utenza nel rispetto delle Delibere dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente del 28 Settembre 2017 n. 665/2017/R/IDR. Per l’uso domestico residente come fattore di calcolo si tiene conto del numero di persone che compongono il nucleo familiare: lo scaglione tariffario agevolato è individuato moltiplicando il quantitativo minimo di acqua vitale necessario al soddisfacimento dei bisogni essenziali, fissato in 50 litri/abitante/giorno, equivalenti a 18,25 mc/annui, per il numero di componenti la famiglia. La normativa nazionale prevede che ogni nucleo familiare sia considerato composto da tre componenti, salvo la possibilità da parte dell’utente di dichiarare la maggiore composizione comunicandolo i propri dati.

 

Foto: Pixabay

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