Erik Pascoli (1942-2013) nel 1968 è il primo italiano ad attraversare l’Oceano Atlantico in solitario su “Rondetto”, una “Folkboat” (barca del popolo) di 7,5 metri. Questa prima e storica traversata con partenza da Portsmouth in Inghilterra e arrivo a Portsmouth nell’isola di Dominica viene raccontata nel volume “Da Portsmouth a Portsmouth. Con Rondetto attraverso l’Atlantico” (Mursia ed., 1971); ne seguono altre due, sempre sulla stessa imbarcazione che adesso è a Marina di Pisa nel cantiere La Fornacina (Viale D’Annunzio, 186) dei fratelli Mauro e Giovanni Renzetti.

Pascoli acquista Rondetto in Inghilterra nel 1968 e attraversa in solitario l’Atlantico da est a ovest, poi lo attraversa anche in direzione opposta nel gennaio-febbraio 1971 perché stanco della vita ai tropici e anche per poter stare vicino al padre malato; nel 1972 partecipa, fuori classifica (poiché contestava come veniva redatta) alla Ostar anche se deve fare una tappa in Nuova Scozia per via di un forte mal di denti. Al suo attivo ha anche la partecipazione alla Whitbread round the world Race del 1973-74 con lo Swan 55 Tauranga classificato al decimo posto.

Rondetto, costruito nel 1965 dal cantiere J.G. Parnham & Sons di Emsworth, Hampshire, dopo Erik Pascoli viene acquistato da Bruno Pietrangeli (fratello del campione di tennis Nicola) che farà due volte la traversata dell’Atlantico, poi passerà ad un comandante di uno yacht del Principe Filippo di Edimburgo. Tornerà in Italia, a Lerici, in mano di Piero Biaggini, imprenditore del settore dentale, che lo terrà per venti anni. Infine l’ultimo proprietario che, dopo pochi anni dall’acquisto, vedrà affondarlo durante la tempesta del novembre 2018 a Rapallo. Fortunatamente Rondetto si adagia sul fondo del porto senza riportare gravi danni strutturali e viene recuperata; il suo proprietario decide di restaurarla e lo fa grazie alla capacità tecnica e alla passione di Carol Petek, abile restauratore di imbarcazioni che ha al suo attivo anni di esperienza nel settore della nautica e la costruzione di una nuova “barca d’epoca”, la sua Sira, varata proprio in Arno alla Fornacina dove ha a disposizione gli spazi e le attrezzature del cantiere.

Ora Petek con la sua azienda Maintenence Safety Advice (MSA) è alle prese con questa nuova avventura che restituisce al mare, sicuramente più bella di prima, una imbarcazione storica: una “Folkboat”, la barca del popolo. Questo progetto, nato quasi per scherzo da un disegnatore svedese e costruito dal 1942 in più di 3500 esemplari, voleva essere la barca per tutti, semplice, economica, facile da condurre, non troppo invelata e ben zavorrata, in poche parole: una barca sicura per la famiglia e adatta per la navigazione nelle acque scandinave.

Ancora oggi i “Folkboat” navigano e regatano con una propria associazione di classe: http://www.folkboat.com/ contraddistinte da una “F” sulla randa e vengono anche costruite in vetroresina, ma devono essere conformi, come linee, armamento e distribuzione dei pesi, agli originali in legno e pertanto hanno prestazioni simili. L’Arno vedrà ancora una volta rinascere, grazie all’amore del suo armatore, alle mani esperte di Carol Petek e al Cantiere La Fornacina, un piccolo gioiello che torna a veleggiare, dopo il varo di lunedì 7 giugno, in attesa di ritornare nelle acque della Liguria e della Sardegna.

Andrea Bartelloni

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