A Siena c’è un posto libero per la Camera dei deputati. A ottobre bisogna eleggere il sostituto di Pier Carlo Padoan, dimessosi dal Parlamento per la nomina a presidente di Unicredit. Mesi fa si era parlato di Giuseppe Conte, ipotesi presto tramontata per gli steccati alzati dal Pd regionale. Pare che il seggio ora sia tenuto caldo per Enrico Letta, da poco segretario del Pd. I dem senesi apprezzano: chi meglio di un leader nazionale per rappresentare le istanze del territorio? Il diretto interessato nicchia. O meglio, apprezza la proposta di correre per il seggio rimasto vacante (avanzatagli prima dalla segretaria dem regionale, Simona Bonafè, poi dal presidente della Regione, Eugenio Giani, infine dal segretario provinciale senese, Andrea Valenti nonché dal sindaco di Firenze, Dario Nardella), ma ha ancora qualche freno inibitore che proveremo qui a spiegare.

Prima di tutto veniamo al metodo. Letta ha sempre detto che a decidere deve essere il territorio. E qui la regola sembra pienamente rispettata. Anche se la discussione ufficiale, con il nodo suppletive, verrà fatta giovedì al direttivo provinciale del Pd senese. Ma pare proprio non ci siano problemi, anche perché se ne parla da mesi e non ci sono alternative altrettanto forti. Dopo la riunione del direttivo Valente andrà al Nazareno per chiedere ufficialmente a Letta di correre. La cautela lettiana dettata dall’esigenza di tenere conto delle esigenze e le richieste del territorio sembra rispettata. C’è un altro problema, che ha un nome preciso: Mps. Il futuro della storica banca senese è un problema politico, nel senso che lo Stato, per ottemperare alle richieste dell’Unione Europea, deve uscire dalla banca entro aprile 2022. Dunque c’è da decidere, al più presto, del suo futuro. Che ne sarà di Mps? Il destino della banca inevitabilmente avrà ripercussioni anche sul voto. Difficile pensare il contrario.

Non ci sono ancora certezze ma una delle ipotesi che sta prendendo corpo è quella dello “spezzatino“, ossia lo smembramento della banca in diverse parti, per superare i vincoli antitrust e non solo. Ovviamente bisognerà vedere gli effetti concreti di questa soluzione, che però vuol dire una cosa semplice: il Monte dei Paschi che è stato un protagonista di primo piano per diversi secoli non esisterà più. Puntare su un candidato come Letta potrebbe essere decisivo per cercare di avere più forza contrattuale per il Pd senese, sottolinea il Corriere fiorentino: come potrebbe Letta promettere una buona soluzione per Mps e poi accendere il semaforo verde alla sua vendita? Potrebbe essere, a pensarci bene, un peso difficile da gestire per il segretario dem, che di certo potrà dire la sua ma non decidere da solo. Vade retro spezzatino, dicono a Siena, dove si spera di riuscire a salvare il marchio Mps ma soprattutto i posti di lavoro e la testa (direzione) senese. Salvare capra e cavoli sembra molto difficile, ma individuare soluzioni fantasiose fa parte dell’arte della politica.

Le forze del centrodestra come la pensano? Lo scorso mese di marzo il senatore di Forza Italia Massimo Mallegni e il consigliere regionale Marco Stella (FI) puntarono il dito contro il Pd: “Quando la politica è intervenuta su Mps, ha fatto disastri. Avete un gran coraggio, amici del Pd, a intervenire sul Monte dei Paschi di Siena. Se c’è una responsabilità negli oltre 30 miliardi di euro dei cittadini italiani serviti a risanare Mps, questa è di chi quella vicenda l’ha governata, di chi ha messo alla guida di Mps un uomo che ha portato al disastro la banca, che ha depauperato un patrimonio incredibile, facendo fallire imprese e famiglie. Avreste dovuto venire qui e chiedere scusa. Quando la politica ha voluto individuare un percorso, come con l’acquisizione di Antonveneta e Banca 121, ha portato al disastro e al fallimento del Monte dei Paschi”. E ancora: “Crediamo che su tre punti occorra essere chiari: il mantenimento della presenza pubblica, la tutela dei posti di lavoro, e il mantenimento in Toscana della Direzione Generale della Banca. Mps non può essere banca del territorio da sola. Oggi una banca deve stare sul mercato ed essere competitiva. Crediamo che sia fondamentale una politica industriale che mantenga i nostri asset, altrimenti diventeremo una colonia delle multinazionali estere”. La Lega sempre a marzo sottolineò che “la politica deve dimostrare un cambio di marcia”, dando una spinta e una visione strategica a Mps senza disconoscere il territorio di riferimento. “La politica – disse il consigliere regionale Marco landi – è necessaria per difendere il futuro di Siena e dei suoi cittadini, il futuro della Toscana e dei suoi cittadini”.  Il primo obiettivo indicato da Landi: la difesa di una banca regionale che tuteli le risorse del territorio e salvaguardi i livelli occupazionali. Queste invece le priorità indicate da Fratelli d’Italia, con Francesco Torselli che indicò il rinvio di almeno due anni del tempo necessario alla riprivatizzazione di Mps; la salvaguardia degli sportelli sul territorio; il mantenimento del brand e della direzione generale a Siena.

 

 

2 Comments

  1. dr.Strange Reply

    l’MPS è morto ed i senesi faranno bene a cercarsi un lavoro. finora hanno fatto la bella vita, ma ora è finita. prevedo per loro tempi duri, ma se votano per Letta se li meritano ampiamente

  2. Forza senesi, prendetevi Letta, oltre alla rovina del PD, sarà anche la vostra rovina,
    ” errare humanum est, perseverare diabolicum” ma il cervello komunista funziona cosi

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