L’allarme è stato lanciato da Confagricoltura Toscana: dopo mesi e mesi di chiusura, causa Covid, nel turismo ora i clienti ci sono ma c’è un altro problema, mancano i lavoratori. Si parla degli agriturismi della Toscana, che faticano a trovare il personale stagionale di cui hanno bisogno, ma il problema riguarda anche alberghi e ristoranti: un buco, nella sola Toscana, di circa duemila lavoratori, tra cuochi, camerieri, addetti alle pulizie o alla reception. Il 10-15% del personale che servirebbe alle strutture risulta scoperto. Da cosa dipende questo problema? “Probabilmente è l’effetto del reddito di cittadinanza – prova a spiegare Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana – molti preferiscono percepire il sussidio che lavorare”. E aggiunge: “Servirebbero maggiori incentivi per incoraggiare i giovani al lavoro”. Ma è proprio così? Certamente se a un giovane si offre una paghetta per stare a casa difficilmente accetterà di faticare per guadagnare qualcosa, magari poco più della cifra percepita col sussidio. Lo stimolo potrebbe essere la paga. Di che cifre stiamo parlando? I sindacati parlano di paghe da fame.

“Quello del reddito di cittadinanza in realtà è un falso problema. Le cose stanno diversamente”, replica al Tirreno Pieralba Fraddanni, segretaria della Filcams Cgil di Livorno. “La pandemia ha messo in evidenza che da parte degli imprenditori non c’è una vera attenzione al lavoro di qualità. Solo una buona occupazione permette una buona offerta turistica. Solo investimenti in formazione, in sicurezza e in contratti dignitosi per chi viene a fare la stagione, possono far ripartire davvero il settore del turismo. Ma non mi pare che le imprese vogliano andare in questa direzione”. E prosegue puntando il dito contro gli imprenditori: “Lo sanno tutti che è pieno di lavoro irregolare tra gli stagionali. Le imprese staccano contratti con un preciso numero di ore, poi però i lavoratori sono costretti a lavorare molto di più. Capita pure che gli stagionali arrivino a luglio e siano già completamente esausti”. Senza mezze parole la sindacalista parla di uno sfruttamento vero e proprio, con contratti che coprono solo una piccola parte del lavoro effettivamente richiesto. Un problema, quello denunciato, che non si limiterebbe solo alla stagione estiva.

Chi vuol fare il bagnino?

Con la riapertura della stagione balneare dal Nord al Sud della Toscana ci sono stati alcuni problemi anche a coprire tutti i posti di bagnino richiesti. C’è chi è riuscito a trovarne uno solo in extremis a chi, come il Consorzio balneare Costa Est (tra San Vincenzo e Piombino), ha lanciato un appello per coprire 50 posti. Queste difficoltà a ben vedere possono essere legate anche a ragioni contingenti: la pandemia e la chiusura dei corsi nelle piscine ha indotto molti a cercare lavoro in altri settori, per non restare a casa. Ovviamente c’è anche la fatica del lavoro in sé, con turni che oscillano dalle 8-9 alle 18-19 di sera per 1200-1400 euro al mese di paga.

Un lavoro, quello del bagnino, che al di là del fascino esercitato un tempo (con il mito dei bagnini latin lover) è di estrema responsabilità e importanza, visto che da esso dipende la sicurezza dei bagnanti. Ad allontanare alcuni da questo mestiere c’è l’estrema precarietà, visto che il lavoro va da maggio-giugno a settembre. Riuscire ad allungarlo di qualche mese, magari fino a 8 mesi, chiedendo ai bagnini di occuparsi anche di altre cose, come ad esempio la necessaria manutenzione delle strutture, potrebbe essere un’idea, come suggerisce il titolare del bagno Piero di Forte dei Marmi, lo storico stabilimento dei vip. Che propone anche uno sforzo, tra imprenditori e amministratori pubblici, di provare ad allungare le stagioni, sfruttando anche le mezze stagioni, tempo permettendo. Perché il business del mare non può limitarsi a soli due mesi, massimo tre.

 

Foto: Imagoeconomica (ilGiornale.it)

4 Comments

  1. strano che con tutti gli imprenditori che hanno chiuso le loro attivita’ causa TASSE , COVID , Pressioni fiscali e burocrazia sgradita… non si facciano avanti… anche solo come lava.piatti…

  2. Il rdc unito ad una paga stagionale in nero in loco potrebbe fare la differenza. Oppure davvero siamo un Paese di Santi che si accontentano solamente del rdc?

  3. È evidente: mungono dalle nostre tasche lo sconsiderato reddito di cittadinanza e poi, se proprio hanno voglia di lavorare, scelgono di farlo in nero.

  4. Ma non ci sono gli immigrati a fare i lavori che gli italiani non vogliono più fare?

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