Andrea Cosimi

Forse molti italiani non si sono ancora resi conto di quanto sia costituzionalmente discutibile il ricorso ai Dpcm. Speravamo in tanti che, con l’avvento del Governo Draghi, questo strumento cadesse in disuso, ci sbagliavamo. Il Dpcm viene emanato dal Presidente del Consiglio e non necessita di conversione in Legge dal Parlamento, dunque, sostanzialmente, azzera il dialogo democratico. Più volte se ne è giustificato l’uso per l’emergenza in atto, come se ricorrere ad un Decreto Legge fosse una perdita di tempo.

Sono stato sempre profondamente contrario a questo modo di procedere, lo ero quando c’era Conte, lo rimango adesso, e anzi mi fa sorridere che quelle forze politiche che ne criticavano l’uso quando erano all’opposizione adesso tacciano (per non parlare di chi li vota), prima profondi contestatori, adesso in silenzio, quando si dice la coerenza.

Eccoci dunque a commentare il nuovo Dpcm, primo dell’era Draghi e di questo Governo di “Unità Nazionale” che, devo ammettere, ho sempre auspicato ma che, pronti via, già mi lascia perplesso. Sostanzialmente cambia poco o nulla, rimane il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino (misura praticamente sconosciuta nel resto d’Europa), rimangono le limitazioni alla mobilità, quando invece la libertà di spostamento sul territorio nazionale è diritto costituzionalmente garantito, rimangono le autocertificazioni, cartaceo tutto made in Italy o quasi. Continua l’uso dei colori, con le conseguenti limitazioni, specialmente per alcune attività, a partire da quelle della ristorazione. Per non parlare di cinema, teatri, musei, tutto l’indotto legato allo sci e, più in generale, al turismo.

Addirittura c’è anche qualche mente illuminata che ha da ridire ancora qualcosa contro la frequentazione di luoghi all’aperto, come i parchi pubblici, o riguardo innocenti passeggiate in campagna, in montagna o in riva al mare. Intanto verrebbe ironicamente ancora da pensare che forse nei supermercati, centri commerciali e luoghi di culto il virus non entri per decreto… perché il paradosso ed il confronto che può accadere, in termini di affollamento, tra questi luoghi e quelli sopra citati e fortemente penalizzati nell’ultimo anno è impietoso ed umiliante per una persona normalmente intelligente.

Adesso, cercando di sfuggire al martellamento mediatico quotidiano, a quel linguaggio e a quelle disamine nelle quali nessuno sembra brillare di luce propria, tanto più comodo è uniformarsi, siamo tutti alla finestra ad osservare come va questa campagna vaccinale. Detto che ognuno dovrebbe essere libero di decidere se vaccinarsi o meno, alla fine il vaccino diventerà “obbligatorio” nella sostanza, perché senza di quello, molto probabilmente, la libertà non tornerà.

Questo virus non va ancora via, adesso ci circonda con le sue maledette varianti, e per quanto io rimanga convinto che non era necessario comprimere a livelli inauditi le libertà costituzionalmente garantite, ormai è così, e nel mentre la società italiana è cambiata, perché un altro “virus” si è diffuso nella testa di tanti italiani, quello del “sonno della ragione”: quegli italiani tra i quali magari ci sono voluttuosi fumatori incalliti, o quelli che “offendono” la propria Salute con la propria sedentarietà e la propria alimentazione… tutti però uniti nel terrore per questo Covid, tutti pronti a criminalizzare ingiustamente i nostri ragazzi, che più di tutti hanno sofferto e dimostrato resilienza di fronte alle continue restrizioni di libertà, spesso incomprensibili.

Prima o poi finirà questo Covid, ci mancherebbe il contrario, ma quando ne usciremo potremmo ritrovarci nel bel mezzo di una Democrazia minore. E allora faremo tante riflessioni e forse rivisiteremo con il senno di poi questo momento. Perché la Storia, come cantava qualcuno, non ha nascondigli, e prima o poi rivisita tutto.

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