C’è un nuovo tratto di strada, a Firenze, che è stato pensato da decenni (se ne parla da almeno quarant’anni) ma è ancora sulla carta. E pensare che il 1° aprile 2017 venne inaugurato il cantiere con tanto di cerimonia pubblica per la posa della prima pietra, alla presenza delle massime autorità civili e delle telecamere delle tv locali. A che punto sono i lavori, vi chiederete? Siamo rimasti solo a quella pietra. Stiamo parlando della “Variante di Grassina”, una strada alternativa alla Chiantigiana, 7 chilometri di asfalto per collegare Ponte a Niccheri all’Ugolino, evitando il passaggio dal centro del paese. Tre i comuni interessati: Impruneta, Greve in Chianti e Bagno a Ripoli. Più la Città Metropolitana di Firenze. Uno di quei progetti che migliorano la vita dei cittadini (qualità dell’aria), degli automobilisti, di chi lavora e chi studia (risparmiando tempo per gli spostamenti). Mille i giorni di lavori necessari per realizzare l’opera, con uno stanziamento di più di 26 milioni di euro. Ma dell’opera non c’è traccia, siamo ancora a zero.

Della vicenda si è occupata Striscia la Notizia (guarda il servizio), con l’inviata toscana Chiara Squaglia che è andata dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, per cercare di capire le ragioni di quella che più che una strada sembra una “tela di Penelope”. Com’è possibile che i lavori non siano mai iniziati dopo 4 anni dalla prima pietra? Nardella afferma che “la burocrazia in questo Paese è una cosa insostenibile. Ci sono stati cambi di aziende, un fallimento, ci sono due cause in tribunale, sono cambiate le norme nazionali, abbiamo dovuto rifare due volte i progetti, due volte le gare”. Insomma, un cantiere decisamente sfortunato. Si forse qualcuno, sorridendo, ripenserà alla scelta maldestra (scaramanticamente) di aver inaugurato i lavori nel giorno famoso per il “pesce d’aprile”.

L’unica pietra posta nel cantiere grida allo scandalo. È una situazione davvero imbarazzante. Nardella osserva che “la ditta (incaricata, ndr) non ha mai iniziato i lavori”. E aggiunge: “Noi crediamo che a maggio comincino i lavori, con l’aggiudicazione alla nuova ditta”. Ma quanto tempo ci vorrà? “Mille giorni”, dice il primo cittadino di Firenze sorridendo. La speranza è che questa volta fili i lavori inizino davvero, senza intoppi, e procedano spediti.

Foto: Striscia la Notizia

4 Comments

  1. non e’ una novita’..in Italia e’ direi un fatto normale..Primo inghippo..il concorso pubblico..certe aoxieta’ vincono il concorso offrendo prezzi stracciati..a meta’ dell«opera falliscono o si fermano…o l«opera viene fermata per il non rispetto del quaderno di lavori…e sono anni di tribunali per poter ripartire..Se poi nell’intervallo di tempo..sono cambiate le norme..occorre rifare progetti ..concorso e ripartire da capo..Siamo il paese dei furbetti e degli azzeccagarbuigli..di cosa vi stupite ???E questo e’ valido per qualsiasi amministratore…

  2. lucio+ronco Reply

    La burocrazia italiana é famosa per inventarsi nuovi lacci e lacciuoli. Retaggio della dominazione spagnola. Essa ha lasciato la sua impronta. I burocrati, la maggior parte provenienti dal sud, hanno recepito nel loro dna questo fattore e lo dispensano a piene mani su chi vorrebbe fare le cose in maniera efficente e rapida. Poi ci si mette di mezzo l’ucas (ufficio complicazione affari semplici) che é trasversale ed écomposto dai succitati burocrati che se ne inventano ogni giorno una nuova, pescandola nelle pieghe delle leggi fumose fatte apposta per le interpretazioni piú stravaganti. E quindi si rimane sempre lí a segnare il passo a masticare bile e maalox. Ahi Peppino, se te ne restavi in Brasile a rubar cavalli, a farti ai cavoli tuoi, invece di venire qui a rompere i co@@ni !!!

  3. Le cose non vanno bene in Italia? E’ colpa dei meridionali, hanno ereditato dagli spagnoli la burocrazia. Gli altri vogliono fare, i meridionali distruggono. Peppino, invocato, poteva davvero farsi i cavoli suoi. Nel Regno delle due Sicilie sotto i Norboni si stava meglio. Ci avete rubato tutto. Ci avete svuotato il Banco di Napoli, i Savoia con i nostri sudati risparmi ha pagato l’esercito invasore. Ci avete saccheggiato, svuotato i granari , ci avete sfruttato e con la leva obbligatoria avete tolto dai nostri fertili campi i giovani agricoltori. Avete smontato tutti i macchinari che c’erano in Calabria e li avete portati altrove. Ahi Peppino, se avessi fatti davvero i cavoli tuoi, invece di venirci a rompere le palle la gente meridionale stava meglio.

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