Come avviene da diversi anni l’ospedale Meyer di Firenze continua ad attrarre i migliori talenti nel campo della Medicina e della Ricerca, riuscendo in alcuni casi a riportare in Italia alcuni giovani che si erano spostati all’estero. Simona Balestrini ha vinto il concorso come professore associato di Neuropsichiatria infantile all’Università di Firenze. Prenderà servizio dal 1° febbraio e farà parte del centro di Eccellenza di Neuroscienze dell’ospedale Meyer. Trentotto anni, la neurologa arriva da Londra, più precisamente dalla University College of London (UCL), dove ha lavorato per diversi anni specializzandosi nello studio delle epilessie e dei loro meccanismi genetici, per scoprire cause, decorso e possibili cure.

Nella sua carriera Belestrini ha già avuto modo di sviluppare molti progetti di correlazione genotipo-fenotipo per valutare l’associazione tra l’architettura genomica e la presentazione clinica, ma ha anche svolto studi di stimolazione magnetica transcranica per verificare le alterazioni della eccitabilità cerebrale nelle epilessie su base genetica. All’Università di Firenze farà parte del Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino, occupandosi al contempo del Centro di Eccellenza di Neuroscienze del Meyer: non a caso il bando di concorso è stato oggetto della programmazione congiunta tra i due enti.

La professoressa Balestrini ha all’attivo oltre 50 pubblicazioni. Tra le più recenti figura uno studio osservazionale, di cui è prima autrice, dedicato ai Risultati clinici della pandemia di SARS-CoV-2 nelle strutture di assistenza a lungo termine per le persone con epilessia.

Il professor Renzo Guerrini, direttore del Centro di Eccellenza di Neuroscienze del Meyer, spiega che “Balestrini si unisce a un team di clinici e ricercatori impegnati nel fronteggiare patologie particolarmente complesse in ambito neurologico pediatrico, spesso su base genetica e complicate da epilessie difficili da controllare. Il team di Neurologia del Meyer ha sviluppato competenze molto avanzate utilizzando approcci diagnostici neurofisiologici, molecolari e di neuroimaging, proprio nell’intendimento di rendere più mirato il passaggio alla fase terapeutica”.

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