Divenne famoso per aver imposto il limite dei 110 km/h sulle autostrade italiane. Lo fece da ministro dei lavori pubblici nel 1988-1989 con il Governo De Mita, quando firmò il decreto (24 luglio 1988) che rallentò la corsa degli italiani. Doveva essere un esperimento, in vista dell’esodo estivo, ma il limite rimase in vigore per oltre un anno. Enrico Ferri, 78 anni, è morto nella sua casa di Pontremoli (Massa Carrara) dopo una lunga malattia. Lascia la moglie, Lucia Caselli, e quattro figli: Filippo (ex poliziotto, responsabile sicurezza del Milan), Cosimo (ex magistrato, oggi parlamentare di Italia Viva), Jacopo (avvocato e consigliere comunale a Pontremoli) e Camilla (farmacista al San Raffaele di Milano).

Nato a La Spezia il 17 febbraio 1942, Ferri si laureò in Giurisprudenza all’Università di Firenze e, nel 1970, entrò in magistratura. Dal 1971 fu mandato a fare il pretore a Pontremoli, cittadina arroccata sui monti della Lunigiana (terra di confine tra Liguria e Toscana) che amò sin da subito e in cui mise radici. Quell’esperienza da pretore anni più tardi ricorderà che gli aveva permesso di capire l’estrema pericolosità delle strade (“Sapesse quante volte da magistrato di turno ho raggiunto, di notte, gli incidenti d’auto mortali lungo la Cisa e non solo”, mi raccontò in un’intervista nel 2004). Dal 1976 al 1981 fu membro del Consiglio superiore della magistratura, e successivamente, dal 1971 al 1987, divenne segretario nazionale della corrente Magistratura Indipendente.

Politicamente vicino alle posizioni riformiste e socialdemocratiche, fu Ministro dei lavori pubblici nel 1988-1989 come tecnico in quota Psdi. Nel 1989 fu eletto al Parlamento di Strasburgo nelle file del Psdi. Nel 1992 fu eletto alla Camera e divenne capogruppo del suo partito. Dall’aprile 1993 al gennaio 1995 fu segretario nazionale del Psdi. In alcune tribune elettorali trasmesse dalla Rai si presentò con la spilla di Paperino attaccata alla giacca.  Con l’avvento di Tangentopoli tentò di resistere presentando il simbolo “Socialdemocrazia per le Libertà” in alcuni collegi uninominali. Nel 1994 fu rieletto alle Europee, sempre con il sole nascente, pur avendo raccolto solo lo 0,7% dei voti. Con Luigi Preti (storico esponente del Psdi) fondò il movimento Socialdemocrazia Liberale Europea (Sole), ma un anno dopo finì in minoranza. Decise così di aderire, con il Sole, all’area di centrodestra, avvicinandosi al Centro Cristiano democratico (Ccd). Successivamente, alle Politiche del 1996, Ferri si candidò con il Biancofiore (il cartello elettorale nato dall’intesa tra Ccd di Casini e Cdu di Buttiglione), ma non fu eletto. Nel 1998 seguì Mastella e Cossiga nella breve esperienza dell’Unione democratica della Repubblica, ma l’anno dopo tornò nel centrodestra aderendo a Forza Italia. Si candidò di nuovo per le Europee, con Forza Italia, e fu rieletto. Per quattordici anni, dal 1990 al 2004, fu sindaco di Pontremoli, la sua città, e per i successivi quattro ne fu vicesindaco.

Nella sua lunga carriera politica ebbe incarichi importanti e diverse volte fu eletto deputato, sia in Italia che in Europa. Alcune volte non ci riuscì: come ad esempio nel 2001, quando si presentò alla Camera nel collegio uninominale di Carrara per la Casa delle Libertà. Anche nel 2004 gli andò male, non riuscendo a farsi rieleggere in Europa (con Forza Italia). Nel 2006, invece, si presentò con il centrosinistra, nelle file dell’Udeur di Mastella, ma anche in quell’occasione non riuscì a farsi eleggere. Decise, così, di tornare al suo lavoro, come magistrato, come sostituto procuratore generale della Cassazione. Il suo ultimo incarico importante fu quello di responsabile dell’Ufficio coordinamento attività internazionali (UCAI) presso il ministero della Giustizia, incarico che ricoprì fino alla caduta del governo Prodi (gennaio 2008).

“La notizia della scomparsa di Enrico Ferri ci addolora molto – dichiara Raffaella Paita, presidente della Commissione Trasporti della Camera – non solo per le qualità umane delle persona ma anche perché con lui se ne va una figura fondamentale per la cultura della sicurezza stradale in Italia. Ferri, da politico di grande spessore, trovò il coraggio per andare controcorrente e introdurre quella che fu una vera e propria rivoluzione, ovvero il limite dei 110 km/h in autostrada. È stato grazie a quel provvedimento se la cultura della sicurezza stradale ha potuto attecchire e diffondersi nel Paese, ponendo le basi per altre norme che antepongano il valore della vita alla velocità. Per questo, insieme allo spirito brillante e all’umanità, non potremo che ricordarlo con stima e gratitudine. Oggi l’Italia perde una delle persone che ha contribuito a renderla più moderna. Ci stringiamo con affetto al collega Cosimo Maria Ferri e a tutta la sua famiglia per la perdita del padre”.

Gianfranco Rotondi lo ricorda così: “Mi addolora la scomparsa di Enrico Ferri, gentiluomo della politica e della magistratura, ministro dei Lavori Pubblici, socialdemocratico idealista e grande amico della migliore Democrazia Cristiana. Fu amico di Fiorentino Sullo, e fu il solo – venti anni fa – ad accettare di commemorarlo rompendo il silenzio che circondava una delle figure più scomode della prima Repubblica. Esprimo al figlio Cosimo, collega parlamentare ,le condoglianze mie personali e della fondazione ‘Fiorentino Sullo’ che ho l’onore di presiedere”.

“Con la scomparsa di Enrico Ferri – dichiara il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella – perdiamo un politico di grande livello, che ha speso la sua vita al servizio della gente e del territorio, di grandi qualità umane. Grazie a lui e al provvedimento famoso del limite dei 110 km/h in autostrada, anche nel nostro Paese arrivò la cultura della sicurezza stradale. Esponente del Psdi, aderì con convinzione a Forza Italia, di cui è stato esponente di spicco, rappresentando la Toscana ai massimi livelli”.

1 Comment

  1. sandro naletto Reply

    Sentite condoglianze alla famiglia di Enrico Ferri. Uomo umile, disponibile ad aiutare tutti. Nel 1991, dietro mia richiesta, non ci pensò due volte ad aiutarmi. Infatti fu lui il primo parlamentare a presentare il disegno di legge per la tutela dei programmatori italiani, allora A.I.P., associazione Italiana Programmatori. La sua figura rimarrà nei nostri cuori. Sandro Naletto.

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