Paolo Lazzari

Lo sapevano tutti: doveva succedere, è successo. Solo che, se sei un tifoso viola, speri sempre che i tuoi beniamini non finiscano per indossare la maglia della Juventus. Non è andata così per Federico Chiesa – ex virgulto prodigio del vivaio Fiorentina – che nella giornata di oggi è passato ufficialmente in bianconero. Federico se ne va con l’emblema di quel palo centrato contro la Samp nel finale e tutto il peso della vicenda fascia da capitano a suggellare la fine di un rapporto velenosamente inaspritosi in coda. Inutile negarlo: il popolo viola sperava che il numero 25 potesse sancire un patto di amore eterno con Firenze, impersonificando i valori e la storia di una città. Ora invece va a provare a vincere, certo, con uno stipendio succulento, il doppio di quanto percepito in viola. A proposito: l’ultimo ostacolo da superare in una trattativa al fotofinish era proprio il rinnovo con la Fiorentina. Cosa fatta, dopo una prima opposizione abbastanza ferma da parte di Pradè e soci. La formula è ormai nota ai più: 2 milioni di prestito oneroso per il primo anno, 8 per il secondo e riscatto obbligatorio fissato a 40 milioni più bonus dalla stagione 2020/2021, automatico all’avverarsi di alcune semplici condizioni (piazzamento Juve tra le prime quattro, 60% di presenze, 10 gol e 10 assist in due anni).

Per un Chiesa che esce c’è però un José Maria Callejon che arriva: l’ala spagnola era in attesa da un pezzo ed oggi, appena arrivato a Firenze, è apparso radioso. Il 33enne ex Napoli conosce benissimo il campionato e si è detto entusiasta di poter rimanere in Italia, specialmente in una piazza come quella viola. In questi due mesi si è allenato da solo, in attesa di una chiamata: la settimana di stop in arriva certamente lo favorirà nel percorso che porta a guadagnare il ritmo squadra. La cifra tecnica non si discute, il carattere nemmeno: “Chiesa chi?” ha detto uscendo dalle visite mediche. “Io sono Callejon, non sono Chiesa”. Ora spetterà a Iachini, magari, provare a decomporre le granitiche certezze annidate intorno ad un modulo, il 3-5-2, probabilmente penalizzante per l’estro del giocatore, abituato a muoversi largo nel 4-3-3. Certo, José sa essere interprete duttile e potrebbe anche prestarsi a fare la seconda punta: abbastanza impensabile, invece, immaginarlo a tutta fascia come l’ultimo Chiesa.

Nel frattempo la viola si rinforza anche in difesa: dopo una fase di incertezza il centrale argentino Lucas Martinez Quarta è finalmente sbarcato a Firenze. L’ormai ex difensore del River Plate, classe ’96, è già stato accolto a braccia aperte da capitan Pezzella. Operazione, questa da 12 milioni di euro complessivi in un anno: 6 di parte fissa più altrettanti legati a bonus, mentre il giocatore ha firmato un contratto quinquennale. A sinistra, invece, arriva dal Monaco Antonio Barreca: la formula per il classe ’95 nato a Torino, nuovo vice di Biraghi, è quella del prestito annuale con diritto di riscatto. Arrivi che consentono di sfoltire anche nella retroguardia, con Ceccherini che, dopo le ultime traballanti prestazioni, si accasa al Verona.

Certo, mancherebbe ancora la ciliegina. Sfumato Arkadius Milik, si prova a puntare tutto su Piatek, anche se la missione sembra ormai proibitiva. Una grave lacuna a fronte di un reparto offensivo che dovrà affidarsi ad interpreti promettenti, ma ancora non svezzati nel ruolo di centravanti.

 

Foto: Acf Fiorentina (Instagram)

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