Paolo Lazzari

Le urla strazianti sono ancora lì, sospese a mezz’aria, incise sotto un cielo diventato perennemente d’acciaio scuro, come i pensieri. Gli sguardi persi nel vuoto, a contemplare con incredula mestizia un’esistenza deturpata. Assisti inerme, mentre tutto quello che avevi costruito con sudore e passione si dissolve nel fragore di un attimo e nessuno ti ci aveva preparato.

L’immane tragedia di Beirut ha squassato coscienze, sterminato vite che avevano tutto ancora da fare, dilaniato quartieri ed edifici. Tra questi, anche l’Electric Bing Sutt, votato al 45’ posto nella classifica dei migliori bar del mondo. Luci al neon, musica funky a lavorarsi l’ambiente in sottofondo e una prorompente atmosfera che intride le tue serate di sferzate dal sapore asiatico. A vederlo così, completamente sventrato dalla gigantesca detonazione di una manciata di giorni fa, il cuore patisce un sussulto. Anche se non ci hai mai messo piede dentro. Anche se i tuoi occhi non hanno mai cercato quelli di questa gente qui che poi, se ci fai caso, assomiglia maledettamente ai tuoi amici, alla tua famiglia, alle persone che ami. Scorri il feed su Instagram e inciampi in foto e video che raccontano gioia lì dove ora tutto è lugubre e suggerisce devastazione.

Come si fa a ricominciare dal principio? Come fai a fai a realizzare che tutto questo è vero e sta succedendo proprio a te? Oggi che quel dirompente intruglio di persone felici infilate nei media del bar sfuma già nel ricordo, tra macerie e anime crivellate dall’angoscia, si apre un bivio antitetico. Da un lato la rassegnazione, la strada più semplice, quella che fa presto ad avviluppare ogni cosa. Se però prendi coraggio e provi a fare qualche passo nell’altra direzione, ecco che magari ci sbatti dentro, nella solidarietà. Qualcuno ha scritto: “solo l’amore copre il dolore”. Forse il gesto che è partito da Lucca per gli amici del Libano non arriva a questo, ma di sicuro ci si avvicina abbastanza.

Marco Macelloni te lo racconta fluido, orgoglioso, mentre rabbocca il bicchiere con del whisky. Lui e Tommaso Blandi, soci del Franklin ’33, il bar di via San Giorgio, hanno avuto una pensata niente male, ma non artificiosa: automatica, spontanea. “La tragedia di Beirut – ti spiegano – ci ha colpiti profondamente. Ecco perché abbiamo deciso di aderire ad un Gofund me lanciato a livello internazionale: da questa sera (due giorni fa, ndr) e per la durata di una settimana cinque nostri drink – Red Tsunami, Zombie, Negroni del Presidente, Gin Tonic e Moscow Mule, subiranno un rincaro di un euro. Per ogni bevuta soggetta a donazione, inoltre, aggiungeremo un ulteriore contributo di un euro, in modo da raddoppiare la cifra che verrà devoluta ai nostri amici dell’Electric Bing Sutt”.

Marco e Tommaso – ma certo non solo loro – in quel bar ci sono stati davvero. Hanno scambiato opinioni tra colleghi, carpito segreti, lasciato in eredità consigli.
La solidarietà, del resto, è un luogo semplice da abitare: “Penso a quanti sforzi abbiamo fatto per guadagnarci il nostro sogno – ti confessa Marco – e mi dico che se fosse successo a noi mi sentirei disperato e vorrei che qualcuno mi allungasse un braccio per riemergere dallo sconforto”.

Un piccolo gesto? Forse. Ma i giorni ammaccati della storia si cambiano anche così, semplicemente sollevando bicchieri panciuti e ricolmi, da pagina uno a quello che sarà.

LINK AL GOFUND ME: urly.it/37hgw

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