Consigliere comunale uscente di opposizione Fabio Poli si candida a sindaco di Cascina con la lista “Lavoro Sviluppo Ambiente”, sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle. Nato il 27 agosto 1960, di professione geometra (per tanti anni alla Provincia di Pisa, dal 2016 per la Regione Toscana), è separato ed ha una figlia di trent’anni, Francesca, che “è il suo orgoglio”. Gli abbiamo posto alcune domande per capire la sua proposta politica e conoscere la sua ricetta per Cascina.

Poli, cosa ci hanno insegnato o ci dovrebbero insegnare i momenti difficili dell’emergenza coronavirus?
Ci hanno insegnato che probabilmente dovremo rivalutare tutto il sistema socio-economico. Servirà una sinergia vera tra le istituzioni e il tessuto sociale ed economico per rimettere in piedi la situazione. Il futuro è abbastanza buio se non corriamo ai ripari. Poco fa mi ha telefonato un amico che lavora, come medico legale, per una grande azienda: è stato lasciato a casa per colpa della crisi. Se accade questo in una realtà nazionale di grosse dimensioni pensi cosa può capitare nelle piccole ditte. I Comuni dovrebbero attivare tutti i provvedimenti necessari per agevolare le categorie produttive e il mondo delle professioni, in grandissima sofferenza. È un problema nazionale, ovviamente. Ma a carattere locale si può fare tanto, ad esempio attivando delle cabine di regia tra istituzioni, imprese, sindacati, per condividere piani di rilancio e supporto.

Le propongo un gioco. Facciamo un salto in avanti di 10 anni. Lei non solo è stato eletto sindaco quest’anno, ma è stato anche riconfermato per il secondo mandato. La domanda che le pongo è questa: com’è Cascina nel 2030? 
È una città non più in stagnazione, come purtroppo si trova ad essere da dieci anni a questa parte, per colpa in parte della Lega ma anche alla subalternità del Pd. Il nostro Comune non deve più essere un’appendice del capoluogo. Vedo la rivitalizzazione del Polo Tecnologico di Navacchio e un rilancio concreto di tutti i temi ambientali, del ciclo dei rifiuti, del sistema di gestione del decoro urbano, che possa davvero essere definito decoro. Uno dei nodi centrali credo sia questo: Cascina deve partecipare attivamente a un sistema di conferenza dei servizi, puntando a un trasferimento di funzioni pubbliche al nostro territorio.

Mi può fare un esempio su questo ultimo punto?
Penso all’Università. Il nostro Politeama oltre che un teatro è un centro di produzione artistica. La facoltà di Lettere di Pisa, quanto meno per il settore spettacolo, potrebbe trasferirsi a Cascina senza problemi, creando un circolo virtuoso. Io sono dell’avviso che sia necessario costruire sul costruito, cioè rafforzare e sviluppare ciò che esiste già, ridandogli nuova linfa. E lo stesso vale per il Polo tecnologico, nei cui dintorni bisognerebbe sviluppare di più i servizi e le attività commerciali. Perché chi vi lavora può avere bisogno di qualunque cosa e deve trovarlo lì senza doversi spostare troppo. Questo ovviamente crea ricchezza e lavoro.

A quali valori ispira la sua azione e cosa ritiene sia più importante quando uno decide di fare politica?
Credo che la cosa più importante per chi riveste un ruolo di responsabilità pubblica sia mettersi a disposizione ponendosi sullo stesso livello della gente comune. Bisogna condividere pericoli e disagi e su questa base meritare la fiducia. Un’azione di governo vero credo che debba necessariamente traguardare il futuro. Questo è il vero scopo della politica. I valori che considero alla base del mio impegno sono quelli che ho cercato di trasferire nella mia lista: sviluppo, lavoro e ambiente. Inoltre per il mio Comune pretendo piena dignità da parte degli altri enti locali.

A cosa si riferisce?
Le faccio un esempio: con l’apertura dell’Ikea nella zona dei Navicelli, in grado di attirare un milione di persone all’anno, la zona artigianale di Navacchio ha subito una vera e propria aggressione da parte pisana, trasformando un’area che era stata progettata per ospitare cantieri navali in una zona commerciale. Quale imprenditore verrà a investire nel nostro territorio se, a poca distanza, il volume di persone è enormemente più grande?

Quando ha iniziato a fare politica?
Da ragazzo, nel 1974, militavo nella Fgs (Federazione giovani socialisti). Ricordo che la domenica portavo l’Avanti in bicicletta nelle case dei nostri simpatizzanti. Più avanti, nel 1984, sono entrato nel direttivo provinciale del Psi e nel 1987 in quello regionale. Nel 1985 sono stato eletto in consiglio comunale, a Cascina, e sono stato rieletto nel 1990. Sono stato anche assessore, dal 1992 al 1993. E poi di nuovo consigliere comunale.

Mi può dire un pregio e un difetto della sua parte politica?
I socialisti, dopo l’invasione dell’Ungheria nel 1956, seppero strappare con il mondo leninista e stalinista dell’Unione sovietica (a cui il Pci rimase legato ancora a lungo) creando le basi per la nascita del centrosinistra, che tante cose buone ha fatto per la crescita del nostro Paese. Craxi ha avuto grandi intuizioni, basti pensare che nel 1982 parlavamo dei “meriti e bisogni” anticipando di decenni temi di estrema attualità. Purtroppo Craxi consentì che le nostre idee buone venissero affogate da personaggi, che io definisco professionisti a contratto, che guardavano solo ai loro interessi.

Che giudizio dà dell’amministrazione cascinese del centrodestra?
Non ha governato. Si è trovato a governare non per ciò che aveva proposto ma per ciò che non ha saputo fare chi c’era prima. Il centrodestra cascinese si è trovato al potere senza avere idee di medio lungo periodo, ma solo navigando a vista, giorno per giorno. La reggenza Rollo è stata quella di un buon ragioniere, non un amministratore.

Facciamo un salto indietro di qualche anno. Perché Antonelli fu sconfitto nel 2016?
La sconfitta maturò sostanzialmente per un modo di proporre le cose senza dati di riscontro reale. La sua coalizione era uscita dalle urne con il 66,86% (14.491 voti). Se dopo 5 anni perse tanti voti arrivando al 42,46% (8.203 voti) al primo turno, una ragione c’è. E non è solo riconducibile ad Antonelli ma anche al Pd. Che, si badi bene, ha continuato a insistere con la stessa logica senza analizzare ciò che era successo. Per quattro anni non ha proposto nulla di concreto. Se un partito non riesce ad elaborare una proposta è un soggetto di mera gestione del potere non un partito politico.

Mi può indicare le sue tre priorità nel caso fosse eletto sindaco?
Al primo punto creare una cabina di regia per affrontare le dinamiche della crisi economica e sociale dovute all’emergenza coronavirus. La massima attenzione va posta al rilancio dell’economia e del lavoro. Al secondo punto il decoro del territorio, con la rivisitazione del ciclo dei rifiuti. La Lega cosa ha fatto? Ha ridotto le tariffe ma, di fatto, ha operato un taglio evidente del servizio, e tutti se ne rendono conto. Il terzo punto è il rilancio del piano strutturale intercomunale. Tutte le risorse della Toscana vengono canalizzate a Firenze e dintorni, noi dobbiamo fare sinergia e gioco di squadra per rafforzare l’area vasta costiera. Se non si fa sistema come si può competere per realizzare le infrastrutture di cui abbiamo bisogno? Non si può fare un piano strutturale solo per Pisa e Cascina. Pensi che l’università, solo per fare un esempio, sta investendo nel comune di San Giuliano Terme.

Il rischio maggiore se vincessero gli altri?
La Lega si sta dilaniando sempre di più. Certi aspetti oggi sotto traccia sicuramente esploderebbero. Le faccio un esempio: la Lega di Cascina e quella di Pisa sono profondamente divide sul piano strutturale. Per quanto riguarda il Pd la linea, su questo punto di estrema importanza, è che “il piano strutturale non s’ha da fare”. Ma la “ditta” pisana che ha gestito la città con il piano non ha mai prodotto nulla di concreto. L’ultimo fu elaborato dall’assessore Sardu, e arrivava fino a Oratoio. Sembrerà strano ma Lega e Pd è come se fossero due facce della stessa medaglia.

Nella campagna elettorale del 1994 si parlò, tra le altre cose, dei centri commerciali e dei rischi che avrebbero corso i negozi. Che strada vede, oggi, per rilanciare la vita fuori dai grandi magazzini?
Bisognerebbe riuscire a rilanciare il centro commerciale naturale, quello che sorge lungo l’asse della Tosco Romagnola. In tal senso è necessario riqualificare il piccolo commercio, rafforzando al massimo la qualità dei prodotti offerti. Inoltre si deve rivitalizzare il centro storico di Cascina, è fondamentale. Ha bisogno di una trasformazione. Si potrebbe pensare ad un accordo con alcune categorie, ad esempio Confedilizia, per arrivare a degli affitti “scaglionati”, in base ai risultati raggiunti dalle attività commerciali, e il Comune che fa da garante in caso di inadempienza. Ovviamente la riapertura del corso, che la Lega un tempo voleva, non ha alcun senso. Vede, la Lega è forte nella comunicazione, con le sparate e i social. Poi tanto la gente dimentica le cose che ha detto…

Se dovesse essere eletto sindaco si impegna a rimanere in carica fino al termine del mandato?
È fuori dubbio che resterei al mio posto. Stiamo parlando dell’impegno minimo che sentiva chi un tempo faceva Politica con la P maiuscola, il rispetto del mandato ricevuto. Giacomino Granchi, sindaco socialista di Pisa, rinunciò a fare il consigliere regionale per portare a termine il suo mandato. È così che si deve fare. Non usare il Comune come un trampolino di lancio per fare carriera politica.

Le offriamo la possibilità di lanciare un appello a tutti gli elettori di Cascina . Dica pure…
Vorrei suggerire ai cascinesi di non guardare tanto all’immagine ma al contenuto dei candidati a sindaco. Alle loro battaglie, al loro bagaglio personale (politico e culturale) e alla loro coerenza.

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