Nella “guerra giudiziaria” sul trasporto pubblico regionale della Toscana, con l’appalto da 4 miliardi per un servizio di undici anni, ci sono in ballo non solo motivazioni economiche (il braccio di ferro tra il colosso francese Ratp e le aziende toscane del consorzio Mobit) e politiche (il centrodestra insorge contro Rossi e “l’invasione francese”), ma anche un violento e sotterraneo scontro in seno alla sinistra. Basti pensare a cosa dice il sindaco di Prato, Matteo Biffoni (Pd): “So di essere fuori linea rispetto ad Enrico (Rossi, ndr) e ad altri – si legge sul Corriere fiorentino – ma in tempi non sospetti io ho detto che non avrei fatto una gara unica regionale, perché gestire un servizio che va da Firenze alla Maremma passando per Livorno è molto complicato e il legislatore nazionale mi ha dato poi ragione: con le norme attuali non sarebbe più possibile fare un appalto così, andrebbe spezzettato almeno in tre lotti diversi”.

Biffoni lo ha detto chiaramente come la pensa. Ma non è il solo, a sinistra, che la pensa come lui. Perché?  In ballo ci sono posti di potere, nelle aziende di trasporto pubblico locale. Con tutto ciò che ne consegue in termini di consenso sul territorio. Capita spesso, infatti, che a capo delle aziende pubbliche ci siano esponenti delle segreterie di partito (o uomini di fiducia dei partiti). Ad esempio la Tiemme (bus di Arezzo, Siena e Grosseto), guidata da Massimiliano Dindalini, ex segretario dem ad Arezzo. Prima di lui c’era Massimo Roncucci, ora alla guida del Pd senese. In questa vicenda dei trasporti regionali ci sono gli interessi, quindi, ma anche le ripicche per i favori, veri o presunti. Ad esempio, nell’esposto presentato dall’azienda dei trasporti pistoiese (Copit), si cita l’assunzione da parte di Rapt (o società da essa controllate) dei Remo Fattorini, ex portavoce di del governatore Rossi, e dell’ingegner Marco Gorelli, in precedenza consulente per la Regione sul trasporto locale. Non risultano indagati ma le polemiche abbondano.

L’esposto che ha smosso le acque, facendo scattare l’inchiesta, è stato presentato dal presidente dell’azienda pubblica dei trasporti di Pistoia (Copit), Antonio Principato, che fa parte del consorzio Mobit. Lo ha nominato il sindaco Alessandro Tomasi (FdI), com’è normale che sia in un sistema in cui la politica si occupa della governance delle aziende partecipate. Quando c’è un cambio di colore, nella guida dei Comuni, avviene anche il rimescolamento delle carte nelle aziende pubbliche o legate al pubblico.

A Pisa il sindaco Michele Conti, parlando anche a nomi degli altri primi cittadini toscani della Lega, ha chiesto al governatore Rossi un passo indietro: “L’inchiesta gravissima che lo riguarda sulla gara per il trasporto pubblico locale, un bando da 4 miliardi, impone chiarezza. Questo vale sempre ma ancor più in questo momento particolarmente difficile. In attesa di far luce su tutti i passaggi non chiari al centro delle indagini, Enrico Rossi si sospenda da ogni incarico: questo chiedono i toscani stanchi della solita vecchia e dannosa politica”.

Eugenio Giani, candidato del Pd alla guida della Regione Toscana, non poteva non esprimere solidarietà a Rossi. Però, in passato, ha sempre detto di stare dalla parte del consorzio Mobit, quindi contro la scelta della giunta regionale. Pochi mesi fa il consorzio chiese alla Regione di imporre alla cordata vittoriosa (Autolinee toscane) di assorbire tutte le aziende locali. Giani si espresse a favore della proposta ma Rossi non ne volle sentir parlare.

C’è anche un altro dettaglio importante, come si legge sul Tirreno che rispolvera un dossier di Daniele Spada, consigliere comunale FdI di Prato. Uno degli indagati, Stefano Pozzoli, membro della commissione di gara, “era stato sindaco revisore di Alexa spa, controllata da Ratp, oggi capofila della vincitrice Autolinee Toscana”. Ratp, inoltre, figurava fra gli sponsor della Festa dell’Unità di Firenze nel 2015.

Alla luce di tutto questo che succederà? Sospendere la gara? Il Pd regionale e il governatore Rossi tirano dritto: non se ne parla, si va avanti. E Rossi annuncia che presenterà un esposto in procura contro il consorzio Mobit. Il motivo? Violazione dell’obbligo della messa a disposizione del legittimo aggiudicatario della gara Tpl (Autolinee Toscane) dei beni necessari per la gestione del servizio pubblico. “Dall’evidenza dei fatti – sottolinea la Regione Toscana in una nota –  emerge che i gestori uscenti continuano ad utilizzare la disponibilità che hanno dei beni (peraltro acquisiti con contributi pubblici) per impedire l’attuazione della gara, rifiutandosi, con atteggiamenti dilatori ed ostruzionistici, di procedere al trasferimento dei beni essenziali per l’esercizio di servizio di Tpl, beni che, si ripete, hanno il vincolo di destinazione per il Trasporto pubblico medesimo. Il rifiuto, peraltro, non è sorretto da fondate motivazioni, in considerazione del fatto che lo stesso Consiglio di Stato, in data 15 giugno 2020, ha respinto la richiesta di sospensione dell’aggiudicazione, avanzata da Mobit, ritenendo prevalente l’interesse pubblico alla sottoscrizione del contratto”. La guerra nei tribunali va avanti.

Foto: Enrico Rossi (Facebook)

 

3 Comments

  1. mortimermouse Reply

    ora stanno al punto che…. cane mangia cane! bestie! bestie senza vergogna, senza ritegno, senza dignità!!! solo la sinistra ha questi istinti degni di un malato psicopatico!

  2. quando una regione è governata da sempre dalla sx è normale tutto ciò che sta succedendo e a rimetterci sono sempre i cittadini onesti che si svegliano la mattina per far quadrare i conti non quelli con lo stipendio calato dall’alto ,tra l’altro i servizi sono diminuiti con la scusa del covid e poi fanno leggi per impedire l’uso dell’auto , insomma si vule la botte piena e la moglie ubriaca ?…………….pensate prima di votare certi pezzenti

  3. Giandomenico Carletto Reply

    Purtroppo le persone vanno valutate per quel che fanno e NON per il colore della casacca e finche’ non sara cosi’, non si andra’ avanti

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