C’è voglia di ripartire, mettendosi alle spalle l’incubo di questo maledetto coronavirus che ha causato tanti morti e moltissimi danni all’economia. Tra gli imprenditori più colpiti ci sono i ristoratori. A Firenze è andata in scena una protesta civile e pacifica, con oltre oltre mille, tra titolari e dipendenti della ristorazione, che hanno marciato nelle vie del centro, da piazza del Duomo passando da via Calzaiuoli fino in Piazza della Signoria. Con questa iniziativa simbolica i membri del gruppo “Ristoratori Toscana” hanno voluto ripetere le loro richieste. Prima di tutto la tutela dei dipendenti, sottolineando una vergognosa verità: la maggior parte di loro non ha ancora ricevuto la cassa integrazione. Inoltre hanno denunciato la preoccupante assenza di linee guida per la ripartenza, ovvero come comportarsi per aprire in sicurezza. Va bene parlare di date ma bisogna anche sapere come riaprire, se non si vuole il caos e, peggio ancora, essere costretti a richiudere tutto poco dopo. “L’unica regola certa”, lamentano i ristoratori, “è che hanno attributo ai titolari delle attività una responsabilità penale per l’eventuale contagio dei dipendenti. Poi viene denunciata l’assenza dei sostegni “promessi” dalle istituzioni.

“Ristoratori Toscana – si legge in una nota – si dissocia da ogni strumentalizzazione politica o associazionistica riferita all’iniziativa. La nostra è una passeggiata spontanea organizzata per noi e i nostri dipendenti, del tutto pacifica e ci impegneremo al massimo perché avvenga tutto nel rispetto delle regole imposte dai Dpcm”.

In merito alle notizie sulla possibile riapertura anticipata, Ristoratori Toscana dichiara: “Siamo molto preoccupati riguardo la decisione presa dalla Regione Toscana di anticipare la riapertura al 18 maggio, si continua a parlare di date ma non ci sono ancora istruzioni e direttive concrete sulla riaperture. Chiediamo direttive da 2 mesi e, ancora, a meno di 5 giorni dalla riapertura non abbiamo niente in mano per poterci organizzare. Inoltre non sono arrivate le casse integrazioni ai nostri dipendenti… siamo abbandonati a noi stessi nel totale caos e ci sono famiglie in grave difficoltà”. Insomma, regole chiare e certe e istituzioni più vicine a chi ha sofferto e soffre ancora oggi.

“Attendiamo risposte sollecite e concrete dalle istituzioni – prosegue l’associazione – solo allora saremo disposti a incontrarle. Abbiamo avuto tanti incontri formali con loro che purtroppo a oggi non hanno portato a niente. Attenzione ai tentativi di strumentalizzare il nostro gruppo, ribadiamo siamo un movimento di imprenditori della ristorazione e affini lontani dai partiti e dalle associazioni di categoria”.

 

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