Sono passati quasi ventuno anni da quel tragico fatto di sangue consumatosi in una caserma. Ora, forse, la verità è più vicina. La procura generale militare di Roma ha terminato il suo lavoro sulla morte di Emanuele Scieri, il paracadutista di leva trovato morto il 16 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa. L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato a tre indagati: Andrea Antico, caporal maggiore capo scelto dell’Esercito in servizio, Alessandro Panella, già caporale dell’Esercito in congedo e Luigi Zabara, già caporale dell’Esercito in congedo. Il reato loro contestato, in concorso, è violenza ad inferiore mediante omicidio pluriaggravato, in base a quanto prevede l’articolo 195 del codice penale militare di pace. Per quanto riguarda la giustizia ordinaria sul caso Scieri è tuttora aperta un’indagine a Pisa.

I tre indagati, si legge nel provvedimento della procura militare, “agendo in concorso tra loro e per cause non estranee al servizio e alla disciplina militare, cagionavano con crudeltà la morte dell’inferiore in grado Allievo-paracadutista Emanuele Scieri” e ciò con le “aggravanti del grado rivestito, dell’aver agito con crudeltà e profittando dell’orario notturno”, “trasgredendo più volte il Regolamento di disciplina militare che erano tenuti ad osservare”, nonché “qualificandosi, nei confronti dell’allievo-paracadutista, come suoi superiori in grado, effettivi allo stesso reparto di addestramento reclute ed esercitando, con abuso di autorità e modalità illecite, i doveri del superiore”.

Nelle carte della procura militare c’è scritto anche che il giovane se fosse stato soccorso, dopo la caduta, si sarebbe salvato. Questo particolare, se confermato, aggraverebbe la posizione degli indagati. “Il tempestivo intervento del personale di Sanità militare”, che fu “precluso” dai tre indagati, “avrebbe, invece, potuto evitare” la morte di Scieri.

Il procuratore generale della Corte militare d’appello di Roma, Marco De Paolis, esprime “particolare soddisfazione per la giustizia militare che è riuscita a chiudere dopo tanti anni un’indagine su un caso così importante e delicato. È un tributo – prosegue – che si deve alla famiglia Scieri, che ha tanto creduto nella giustizia, speriamo che ci sarà una conclusione positiva anche in sede dibattimentale”. De Paolis rivolge anche un ringraziamento alla Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Scieri, “il cui lavoro ha stimolato le indagini”.

Soddisfazione viene espressa dalla madre di Emanuele, Isabella Guarino: “La notizia ci dà coraggio e speranza che finalmente si possa partire da questa indagine così accurata per fare luce su quanto è successo. Siamo finalmente fiduciosi che Emanuele abbia quella giustizia che fino ad ora gli era stata negata. Speriamo che, dopo tanti anni di lotte, contrasti, delusioni, si apra una strada per avere la giustizia dovuta per Emanuele e per tutta la società italiana e la gente che incontriamo e ci esprime il desiderio di arrivare alla giustizia. Io ho sempre pensato che era stato un atto di nonnismo assurdo”.

L’avvocato Maria Alessandra Furnari, legale della famiglia Scieri, dichiara di voler attendere di “vedere quali sono le ricostruzioni della procura, ma da quanto già emerso anche in passato, siamo in linea con la ricostruzione che abbiamo fatto. È stato svolto un ottimo lavoro di indagine e aspettiamo di vedere gli atti”.

L’avvocato Andrea Di Giuliomaria, legale di uno dei tre indagati (Luigi Zabara), contesta “che vi sia giurisdizione militare sul caso Scieri” e afferma che “il capo d’imputazione mette in evidenza forzature tese a sostenere la legittimità di una giurisdizione che francamente regge davvero poco. Se la Procura militare riuscirà a far fissare l’udienza preliminare prima della Procura ordinaria di Pisa solleveremo la questione sulla giurisdizione. Tuttavia, sul piano difensivo, resta indifferente per noi che, alla fine, il processo si svolga di fronte al tribunale militare o a quello ordinario”.

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