Ai tempi del coronavirus, con le scuole chiuse, i nostri ragazzi seguono le lezioni da casa, collegati coi loro pc o con i tablet o gli smartphone. Purtroppo, fin dai primi giorni delle lezioni in streaming, è emersa una dura realtà: molte famiglie non hanno la strumentazione necessaria o una linea internet adeguata per permettere ai figli di studiare. C’è chi ha proposto di “aprire” le reti wi-fi, togliendo i blocchi con le password, per permettere ai vicini di casa senza linea di potersi collegare, almeno qualche ora al giorno, e poter così seguire le lezioni.

Molte scuole sono intervenute portando a casa dei ragazzi i computer in dotazione agli istituti, in questo momento inutilizzati. E ci sono anche diverse istituzioni che si sono mobilitate per fornire ai meno fortunati dei tablet dotati di adeguata connessione. Insomma, a fatica ma ci si ingegna. Come sta facendo da settimane la signora Gloria Nucci, mamma di Giulio Giovannini (12 anni). Nella casa dove vivono, a Scansano (Grosseto), hanno un problema di linea con il telefono fisso e la rete cellulare ha un segnale molto debole.  Così la mamma ogni giorno prende suo figlio, lo carica in macchina con un piccolo tavolino portatile e una sedia, e lo porta a circa un km di distanza, in una zona di campagna dove però arriva il segnale. Lì, dopo aver allestito la postazione-studio sotto un albero, Giulio può connettersi e seguire le lezioni insieme ai suoi compagni di classe, la prima media.

Giulio, ragazzino molto sveglio e volenteroso, ha colto anche un aspetto positivo dalle lezioni online: “Ho seguito bene la lezione – dice al Tirreno – dato che, in classe, a scuola, c’è sempre un po’ di confusione, lì, in mezzo alla natura e con i professori che possono spegnere i microfoni di chi fa confusione è stato davvero interessante”.

La strana esperienza di Giulio non è passata inosservata. Alcune aziende si sono offerte di cercare una soluzione tecnica, per permettere al bambino di seguire le lezioni da casa, come tutti i suoi compagni. Anche un esponente del governo, la vice ministro all’Istruzione Anna Ascani, ha preso a cuore la vicenda. Su Facebook ha scritto queste parole:  “Qualche giorno fa ho letto la storia di Giulio, lo studente che, pur di seguire le lezioni, si sposta ogni mattina a un chilometro da casa per trovare la connessione. Quel banco all’aperto dimostra l’attaccamento del bambino alla scuola e, purtroppo, anche le difficoltà che si riscontrano in alcuni territori del nostro Paese. Mentre Giulio si muoveva, noi non potevamo rimanere fermi. Abbiamo subito contattato la scuola e, con la preziosa collaborazione della dirigente e del personale scolastico, ci stiamo impegnando per permettere a questo studente di fare didattica a distanza dalla sua cameretta. La compagnia che sta seguendo l’iter, a cui va il mio ringraziamento, ha verificato la copertura ed è al lavoro con i suoi tecnici, mentre l’Istituto si è reso disponibile all’acquisto delle strumentazioni eventualmente assenti. È un’emergenza inedita, ma non possiamo lasciare indietro nessuno. Dobbiamo garantire a tutti il diritto allo studio”.

Una storia che si conclude bene (speriamo presto). Ma quanti altri casi simili ci saranno in Italia? Quanti ragazzi ancora oggi non hanno gli strumenti (o la Rete) per seguire le lezioni a distanza? L’emergenza coronavirus ci ha sbattuto in faccia un divario tecnologico che, nel 2020, è inaccettabile.

Aggiornamento: caso risolto, Giulio ha la linea Internet a casa

Dopo tanto clamore, gli articoli sui giornali, i servizi nei tg e l’interessamento del ministero, il caso è stato risolto e Giulio ora può seguire le lezioni comodamente da casa. “Sono felice, mi sono impegnata fin da subito per risolvere questo problema e ce l’abbiamo fatta”, ha scritto su Facebook la viceministro Ascani, ringraziando l’Istituto Comprensivo Pietro Aldi di Manciano, la dirigente scolastica Anna Carbone e la società Eolo, “che in pochissimo tempo ha inviato i tecnici per dare la possibilità a questo studente di accorciare le distanze”.

Foto: Anna Ascani (Facebook)

 

 

 

 

1 Comment

  1. Altro che 5G il problema è molto più serio, prima garantire le connessioni su tutto il territorio in modo decente altrimenti sanzioni o revoca delle licenze.

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