Paolo Lazzari

Un’emergenza nell’emergenza, l’ennesima. Il Covid-19 trascina con sé i primi dirompenti effetti anche sul versante economico, cominciando a colpire le categorie più deboli, quelle sprovviste di tutele. Come gli studenti universitari fuori sede che, a Firenze ed a Pisa – solo per concentrarsi sui due maggiori poli accademici toscani – manifestano le prime avvisaglie di una tendenza che si sta riproducendo senza soluzione di continuità in tutta Italia. L’appello di Sunia, il sindacato nazionale degli inquilini, si leva con forza unito a quello delle associazioni studentesche: “I proprietari abbassino subito i canoni in questa fase di emergenza, altrimenti i ragazzi e loro famiglie non potranno pagare già alla fine di questo mese”. Non basta: l’altra proposta forte è quella, stavolta rivolta sia al Governo centrale che alla Regione, di istituire un fondo sociale ad hoc per fronteggiare una problematica del tutto inedita.

A Firenze, tanto per fornire una misura della questione, si conta che siano circa 10mila gli studenti fuori sede che vivono in affitto nei dintorni del grande polo di Novoli – il polmone culturale che racchiude la maggior parte delle facoltà – e non soltanto. A Pisa, città ad altissima densità di immatricolati, i numeri si discostano soltanto di un una paio di migliaia. La concatenazione paventata, attesa sporgendosi da balconi e finestre, è già nel salotto di casa: “Le famiglie che hanno dovuto fermare le proprie attività – spiegano da Sunia – non hanno più quella liquidità necessaria per sostenere lo sforzo economico di mantenere i figli, sia dal punto di vista degli affitti che del sostentamento. Figli che, tuttavia, in questo momento non si possono muovere”. Il dramma sociale, insomma, incombe.

E anche chi aveva provato a darsi da fare per metterci una pezza, in questi giorni, non riesce davvero a scorgere una soluzione. “Facevo il dog sitter qui a Firenze – racconta Dario, 22 anni – e in questo modo riuscivo ad arrotondare. Adesso però non si può praticamente più uscire nemmeno con il cane e, comunque, li portano fuori i padroni”.

Liquidità che viene repentinamente a mancare, sconvolgendo vite e progetti, come nel caso di Simona, cosentina di 25 anni, studentessa di Giurisprudenza all’Università di Pisa: “Sono ad un passo dalla Laurea – spiega – e per arrivare a questo punto mi sono sempre sacrificata, lavorando come barista in un pub del centro. Ora che lo hanno chiuso non posso dire sinceramente cosa sarà di me: non ho un contratto a tempo indeterminato e con questa crisi potrebbero non aver più bisogno del mio lavoro. Sarebbe una beffa incredibile doversi fermare sul più bello, ma comunque, dove potrei andare in questo momento?”.

Domande come pugni nello stomaco, che per adesso lasciano soltanto un grande senso di angoscia mista a sgomento in chi deve porsele. Nell’attesa che le risposte da parte delle istituzioni siano rapide ed incisive come non mai.

Autore

Scrivi un commento