Tra le persone che soffrono perché costrette a casa per colpa del coronavirus ce ne sono alcune che proprio non possono fare a meno di uscire. Non per sfizio o per fare una corsetta antistress, ma perché hanno un grave problema di salute come l’autismo, una malattia che comporta gravi disturbi della comunicazione, del comportamento e dell’interazione con gli altri. Pur presentando diverse manifestazioni cliniche le caratteristiche tipiche di chi soffre di autismo sono: 1) deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale. 2) comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi.

I vari decreti che il Governo ha emanato per fronteggiare il coronavirus si sono dimenticati di queste persone. E così capita, spesso, che quando escono fuori di casa, accompagnati dai genitori per una breve passeggiata (senza le scuse di dover fare la spesa), vengono presi di mira da chi dal balcone o dalla finestra (magari quelle stesse persone che si affacciano per cantare l’inno o per esporre le scritte “andrà tutto bene”) insultano chi si trova per strada.

La signora Marianna Ferraro, di Lucca, racconta a La Nazione la propria difficoltà: “Cosa si fa di male se si esce di casa per una breve passeggiata mi chiedo? Lorenzo (25 anni, ndr) è un ragazzo autistico, dolcissimo e super collaborativo ma non sopporta di starsene chiuso in casa a giornate. Quando è successo perché pioveva, ha ballato tutta la notte, non abbiamo chiuso occhio”.

Qualche giorno fa l’episodio che ha rattristato e al contempo fatto arrabbiare la mamma di Lorenzo. “Mentre eravamo a passeggiare vicino casa, proprio come vogliono le disposizioni, da un palazzo, con tanto di altoparlante, ci hanno urlato: andate a casa! Non paghi hanno anche azionato una sorta di sirena della polizia. Come fossimo delinquenti. Lorenzo si è spaventato moltissimo. Avverto: se succede di nuovo chiamo i carabinieri. E nel frattempo invito tutti in questo particolare periodo, a attingere alle proprie riserve di umanità e vicendevole amore. E invece di stare a guardare gli altri dalla finestra per accusarli ingiustamente, mettersi magari a fare due biscotti, ma con tanto zucchero, che aiuta a addolcirsi”.

La signora Marianna non vuole fare la furba e uscire di casa con la scusa del figlio che ha dei problemi. Ma tiene a sottolineare che “il decreto restrittivo si è completamente dimenticato dei ragazzi con disabilità, alcuni anche violenti, difficili da gestire, in questo momento completamente sulle spalle delle famiglie. Portarli fuori, farli svagare, è una valvola importante, non certo uno sfizio, tanto meno una scorrettezza”.

Ma la legge cosa dice? Se un genitore o un adulto accompagna il ragazzo e porta con sé il certificato della legge 104 (che attesta la disabilità) non ci sono problemi. Lorenzo e le persone come lui, dunque, possono passeggiare. Di certo non lo devono fare con un cartello su cui c’è scritto “sono disabile, posso uscire”. Ecco perché gli improvvisati “giustizieri di quartiere” i cui video in questi giorni impazzano sui social sarebbe bene che accendessero il cervello prima di entrare in azione. Lasciate che siano le forze dell’ordine a occuparsi dei controlli, nel rispetto della legge e con le dovute maniere.

Foto: Facebook

2 Comments

  1. giovanni Cubeddu Reply

    Cara signora, anche io ho una figlia autistica che vuole sempre uscire. fortunatamente per noi si accontenta di uscire per 5 minuti due volte al giorno per far fare la passeggiatina al cane. Ma vorrebbe uscire sempre e riusciamo (assieme a mia moglie) a contenerla abbastanza bene (per adesso). Se ci dessero almeno la possibilità di fare un giro in macchina, senza avere contati con nessuno, sarebbe una gran cosa. In bocca al lupo

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