Ettore Timi

Sono pochi giorni che il coronavirus si è manifestato in Italia, ma sono bastati per infliggerci gravissimi danni. Stiamo parlando, in questo caso, non dei danni alla salute umana, la cui limitazione resta sempre la priorità, ma di quelli devastanti già impattanti su tutta la nostra economia nazionale e su quella della nostra regione. In un mondo globalizzato, reso sempre più “piccolo” dai mezzi di trasporto e dalle nuove tecnologie, un’economia come quella toscana, che deve molte delle sue fortune ai clienti e turisti internazionali, risulta essere una delle più colpite.

Abbiamo già scritto del repentino calo di ordini, nella misura del 30%, che ha riguardato il distretto del lusso, della moda e della pelle in Toscana a causa della repentina “scomparsa” di aziende cinesi clienti e fornitrici. Lo stesso outlet del lusso di Reggello, The Mall, visitato nei giorni feriali quasi esclusivamente da clienti cinesi in arrivo da Firenze via pullman, appare ora come una landa semideserta.

Ma quando pensiamo alla Toscana non possiamo non pensare ad un’altra risorsa fondamentale: il turismo. È questo un mercato in cui, logicamente, è più coinvolta la componente emotiva della clientela: se penso di non trovarmi bene, se temo di ammalarmi o trovarmi in situazioni di emergenza, al viaggio di piacere ci rinuncio molto più facilmente che ad altri impegni necessari correlati al lavoro. L’immagine del Paese all’estero, in questo segmento di mercato, non è importante: è tutto!

Siamo riusciti, a causa di proclami e insulti politici, titoli allarmanti dei media, provvedimenti in molti casi esagerati, uniti ad una certa tendenza nazionale a drammatizzare, a trasmettere l’immagine di un Paese in emergenza, allo sbando, ripiegato su sé stesso, privo di bussola. Le cose, ovviamente, non stanno così. Proprio il fatto che il nostro Paese sia quello dove si fanno più controlli ha fatto lievitare il numero dei casi positivi, portandoci in un terzo posto, onestamente poco credibile, nella classifica della diffusione del virus a livello mondiale. Ma, come detto, la percezione è tutto e quindi, anche in Toscana, dove, giova ricordarlo, per ora non c’è nessuna zona rossa, sono cominciate a piovere le disdette da parte di moltissimi clienti che avevano prenotato dei soggiorni in questo periodo.

Secondo Federalberghi Toscana, infatti, sono state già disdette il 40% delle camere prenotate a causa della preoccupazione per il virus. Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, e il Consiglio Regionale hanno già iniziato a chiedere l’intervento dell’Unione Europea e del Governo per fronteggiare questa crisi improvvisa. Il primo cittadino del capoluogo ha sollecitato il Governo a chiedere alla UE la deroga del patto di stabilità per il 2020 oltre ad un tax credit al 100% per tutte le aziende che dovranno sostenere spese e investimenti a causa dei danni al turismo e la sospensione delle rate per i mutui legati agli investimenti.

In una riunione ieri, convocata dalla Regione Toscana, con le associazioni di categoria e con l’Anci Toscana, sono state avanzate alcune proposte: interventi sulla fiscalità regionale (riduzione aliquota, sospensione/dilazione pagamenti) e locale e utilizzazione dell’imposta di soggiorno. In attesa dell’intervento del Governo, si è deciso di avviare un confronto con il sistema del credito e dei confidi, per individuare specifici strumenti di sostegno come moratorie o credito agevolato.

Sono tutte iniziative sicuramente utili allo scopo, ma un grosso contributo dovrà sicuramente arrivare dai media (giornali, televisioni, siti internet) e dai tour operator a cui spetta una rappresentazione dei fatti più aderenti alla realtà: rigorosi, accurati, ma privi di esagerazioni e drammatizzazioni. L’Italia non è un lazzaretto né l’untore d’Europa, sta mettendo in campo tutte le sue professionalità e, seguendo semplici accorgimenti sanitari, è, per tutti i turisti, la stessa meta turistica ideale che è stata finora.

Ettore Timi

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