Le mani della mafia sulla Toscana“: così abbiamo titolato ieri un articolo che parlava dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Firenze che ha portato all’arresto di 12 persone accusate, a vario titolo, di riciclare i proventi derivanti dalle attività criminali di un clan mafioso. Il sistema, ben collaudato, funzionava in questo modo: i soldi da “ripulire” arrivavano a ditte (alcune neanche realmente esistenti) attive nel commercio dei pancali di legno utilizzati per trasportare le merci. Queste emettevano fatture false per operazioni mai avvenute verso aziende estranee all’associazione criminale: queste ultime, compiacenti, pagavano le ditte coinvolte nel sodalizio criminale per pancali mai consegnati. Le somme venivano loro restituite con una decurtazione del 10%. In tutto la fitta rete di società collegate al sistema di riciclaggio contava 33 ditte sparse in tutta Italia, particolarmente in Toscana. Gli inquirenti hanno ricostruito un flusso di denaro illecito pari a circa 150 milioni di euro, 39 dei quali provenienti dal clan di Palermo capeggiato da Pietro Tagliavia, già condannato in via definitiva per mafia, insieme al padre.

Tra le ditte che potrebbero essere coinvolte, non nel sodalizio criminale ma per le false operazioni, c’è anche la Pallets Bertini Group srl di San Miniato (Pisa), che fa riferimento a riferimento a Giacomo e Gianluca Bertini. Quest’ultimo, esponente del Pd, è assessore al Bilancio del Comune di San Miniato. Deve rispondere, come legale rappresentante della società. Al Tirreno Bertini manifesta la propria tranquillità:  “Sono certo che tutto si chiarirà. Ho fiducia nell’operato della Guardia di Finanza e della magistratura. La stessa che ho per chi lavora per noi. Per dare un’idea della situazione in cui ci troviamo, noi non conosciamo neppure il nome delle aziende che hanno emesso le false fatturazioni. Dire che siamo aziende compiacenti mi sembra un po’ azzardato. La vicenda è ancora tutta da chiarire”.

Sono state perquisite anche altre ditte in Toscana. Ad esempio la C.B. Pallets di Calcinaia (Pisa), in liquidazione, riconducibile a una delle persone arrestate; la Viro distribution di Prato; le sedi Essegi di Fucecchio di Sandro Martini; la Tpi srl di Carla Rinaldi e la Toscana Pallets (Bientina, Pisa). La documentazione fiscale controllata dagli uomini della Gdf verrà passata al setaccio per cercare di capire se vi siano, o meno, delle irregolarità riconducibili alle false operazioni.

Rossi: “Nessun territorio è immune”

“L’operazione – commenta il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi – dimostra, come già abbiamo più volte affermato commentando il Rapporto annuale sui fenomeni criminosi realizzato dalla Giunta regionale assieme alla Scuola Normale di Pisa, che la Toscana non è immune né da attività criminose di tipo mafioso né da vere e proprie presenze organizzate. E ci ricorda che occorre continuare a tenere alta la guardia contro la capacità di radicamento della criminalità organizzata”. Lo stesso concetto è stato ribadito da Vittorio Bugli, assessore regionale al Bilancio: “Si tratta di un ulteriore campanello di allarme che le mafie emigrano lì dove trovano condizioni vantaggiose, sia economiche, con maggiori opportunità legate al riciclaggio, sia criminali, data la presenza di soggetti in loco capaci di garantire il necessario per trasferire il business. L’operazione è anche prova che la strategia di questi ultimi anni, fatta di maggiori approfondimenti investigativi e supporto da parte della Procura, paga, svelando patrimoni per molto tempo invisibili”.

2 Comments

  1. Al processo di reggio Calabria c’è un boss non pentito da 26 anni in carcere che fa il nome di un altro politico del Piddì legato alla mafia, ma non vedo ancora la notizia.

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