Giuseppe Capuano

Dopo quelle sugli anni Cinquanta e sul ‘68 a Palazzo Blu è allestita, a cura di Giuseppe Meucci e Stefano Renzoni, un’altra mostra ricavata dal ricchissimo archivio fotografico di Luciano Frassi, storico fotoreporter pisano che ha documentato la vita della città lungo tutto l’arco della seconda metà del ’900. Questa volta le immagini ci raccontano gli anni Sessanta, quelli della ricostruzione postbellica. Una premessa: io sono “piovuto” a Pisa, come si dice da queste parti, alla fine del ‘69, matricola della facoltà di Ingegneria, pertanto non tutte le immagini raccolte hanno solleticato la mia memoria. Ma le foto in mostra hanno comunque un doppio valore, sia provinciale che più generale, vanno lette anche come espressione di quel “fortunato” periodo dell’Italia che cambiava velocemente. Non a caso all’inizio del percorso campeggia la locandina del celebre film di Fellini “La dolce vita”, icona universale di quegli anni. La mostra si articola in tre sezioni tematiche…

La prima si intitola “BOOM E DOLCE VITA” e ci accoglie con la foto di tre sorridenti ragazze in bikini a Tirrenia; ma non lasciamoci fuorviare dalla serenità che traspare, quei sorrisi erano spesso il risultato delle furibonde e vittoriose liti in famiglia con i genitori “matusa”. Dello stesso tenore le foto sull’abbigliamento, diventato più ricercato, e in particolare quelle sull’avvento delle minigonne che ben testimoniano il rapido mutamento dei costumi in quegli anni. Dopo questo incipit ecco gli scatti dedicati al mondo dello spettacolo, che da elitario diventa di massa. Scorrono le foto “ormoniche” con le ballerine delle balere e dei night, quelle dell’allestimento dei famosi “Giochi senza frontiere” nel 1967 in Piazza dei Miracoli, degli stabilimenti cinematografici di Tirrenia, con una Sofia Loren sfavillante.

La mostra ci ricorda con dovizia di particolari che quello fu anche il decennio del grande e disordinato sviluppo della motorizzazione: è impressionante vedere le fila delle auto circolanti liberamente sotto la Torre o Piazza dei Cavalieri trasformata in un enorme parcheggio. Non era ancora tempo di isole pedonali, le immagini ci ricordano che la città era un enorme cantiere a cielo aperto, si costruivano o si ammodernavano pezzi importanti della città con relative infrastrutture: la Saint Gobain, l’Aereoporto, il Palazzetto dello Sport, Largo Ciro Menotti devastato dalle bombe, il centro storico, il CEP e lo scolmatore che decretavano l’espansione verso il mare della città (ipotesi poi tramontata per la scelta di perseguire invece lo sviluppo a est).

La seconda sezione è dedicata a SPORT E CRONACA. Subito la foto di Bartali che visita lo storico negozio di biciclette Papini. Mi sono ricordato allora delle previsioni “saccenti” che davano in quegli anni la bicicletta come oggetto in via di estinzione; tutti sanno com’è finita, il negozio Papini sul lungarno è vivo più che mai e la bicicletta è reclamata a gran voce come la principale soluzione all’inquinamento da traffico urbano. Altro scossone alla memoria le foto dei pugili Mazzinghi e Del Papa. Il primo, pontederese, campione mondiale dei superwelter, forse il pugile più amato d’Italia; il secondo, pisano doc, campione europeo dei mediomassimi. Non può mancare poi la classica foto di 11 ragazzoni in calzoncini corti e maglietta a strisce nere e azzurre, perché il ‘68 a Pisa non è solo l’anno delle manifestazioni di piazza, è anche l’anno della risalita in serie A del Pisa Calcio.

Tra le immagini di cronaca segnalo la demolizione delle baracche degli sfollati a Madonna dell’Acqua, segno tangibile che la guerra era ormai alle spalle. La foto dei “trammini” in fila al deposito, che collegavano la città al mare, pronti per essere dismessi, è indicativa dei tempi, di quando si pensò che solo la gomma dovesse rappresentare il futuro dei trasporti; ora sappiamo che ancora una volta non è andata così, il tram è tornato di moda, con un look più aggiornato, in molte città italiane e anche Pisa ne sta ripensando un nuovo possibile utilizzo.

Tra le foto più suggestive menziono quella del pittore Viviani nella sua bara con il fucile, quella che ritrae la folla oceanica in Piazza dei Miracoli per la visita di Paolo VI e quella dell’eclissi totale di sole del 1961, l’ultima visibile in Italia. Non possono poi mancare le immagini relative alla tremenda alluvione del 1966, con il ponte Solferino crollato e la passerella sostitutiva che resisté fino al 1974. Ma gli anni Sessanta sono anche quelli della strage di Kindu (1961) nell’ex Congo belga, in cui furono uccisi, nel corso della guerra civile che stava devastando quel paese, tredici aviatori di stanza a Pisa, in missione per conto dell’ONU. Tutto ciò è raccontato nella terza sezione POLITICA/STORIA, insieme alle foto dei Presidenti Gronchi, Segni e Saragat in visita al territorio, delle cerimonie per la morte di Kennedy, delle prime manifestazioni studentesche del Potere Operaio Pisano.

Inutile sottolineare che quello fu anche il decennio del rock più rivoluzionario della storia perciò le foto si accompagnano nelle tre sale all’esposizione di storici dischi in vinile, dai Beatles al grande raduno di Woodstock, tratti dalla collezione di Marco Masoni. Peccato però che tutta quella bella musica rimanga sigillata nei cartoni, io preferirei che inondasse diffusamente l’ambiente accompagnando il visitatore in questo formidabile dejavù.

Il catalogo della mostra (che chiuderà i battenti il 19 aprile) con oltre cento immagini e ampi testi è edito da Pacini. Una mostra per tutti, insisto, non solo per i nostalgici e i pisani. Anche perché a un costo contenuto si offre l’occasione per visitare la collezione permanente di Palazzo Blu, posta allo stesso piano e in quelli sottostanti, con opere fra le altre di B. Gozzoli, A. Gaddi, N. Pisano, Orazio ed Artemisia Gentileschi, O. Riminaldi, e una ricostruzione di una dimora signorile ottocentesca, arredata in gran parte con pezzi dal XVI al XX secolo.

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