Giuseppe Capuano

Ed è già Natale. Ma come? Sembra finito ieri quello dell’anno passato. Vabbe’, si ricomincia. C’è chi frenetico va compulsivamente a caccia di regali, facendo del tempo lavorativo una pausa tra un acquisto e l’altro. C’è chi trova nuovi addobbi per stupire. Chi meticolosamente ripropone quelli degli anni passati. C’è chi aspetta i figli che tornano dall’estero per ricomporre quel che resta della famiglia. Ma c’è anche chi non ama le feste e il Natale in particolare perché non riesce a lenire le ferite che ha dentro. È quello che ci racconta il nuovo corto dei fratelli Peccia, dal titolo “La vigilia”, le cui riprese sono salite agli onori della cronaca per un fatto che ha avuto larga eco nei giornali locali.

Senza ovviamente spiegare nulla della trama riferirò quello che è accaduto nel corso delle riprese al cimitero di Ponsacco, location di una delle azioni che compongono il corto. Le riprese si svolgevano di sera e il gruppo di tecnici, attori, registi non è certo passato inosservato, tant’è che un signore, allarmato, ha chiamato i carabinieri, dicendo che un gruppo di loschi figuri si aggirava vicino al cimitero. I carabinieri, tempestivamente accorsi, come si dice sempre in questi casi, hanno invece trovato un gruppo di allegri giovanotti che riponevano i loro strumenti al termine di una dura sessione di riprese. Ovviamente era tutto in regola, dal punto di vista dei permessi, e i carabinieri non hanno dovuto affrontare alcun gruppo di zombie usciti dalle tenebre come nei migliori fumetti di Dylan Dog. Ma la notizia, ripeto, è apparsa su alcuni quotidiani locali e questo ha acceso i riflettori sull’attività del gruppo di cineasti.

Mi è venuta così la curiosità di capire meglio e sono andato a parlare con i due registi, i fratelli Carlo e Luigi Peccia. È venuto fuori uno spaccato di un’attività amatoriale veramente sorprendente e inattesa, almeno per me. Carlo e Luigi sono due fratelli trentenni che lavorano nella scuola secondaria superiore come insegnanti e la loro passione è il cinema. Si propongono come scrittori, sceneggiatori e registi di corti, un lavoro quasi artigianale, dall’idea al prodotto finito.

Hanno appena terminato, montaggio compreso, il loro primo corto dal titolo impegnativo: “Apotropaico”, che sinteticamente riassumo come un insieme di riti e di azioni che servono ad allontanare un influsso maligno, spesso magico. Non è un documentario però, è una vera e propria storia. E anche quello che hanno iniziato a girare in questi giorni, “La vigilia”, è una storia perché la loro narrazione è fatta di storie personali, di personaggi, di umori, sentimenti, insomma, di vita. I corti, per definizione, non devono superare i 30 minuti, quelli Peccia’s si aggirano intorno ai 10 minuti; come deve essere difficile la sintesi di pezzi di vita in 10 minuti!

Ne “La vigilia” il giovane protagonista si trova, alle soglie del cenone di Natale, a fare i conti con il suo disagio e la sua solitudine, in quel tempo sospeso che sempre precede l’inizio della festa. Non sveliamo altro, la storia è declinata in un modo cinematografico che potremmo definire classico. Non è un film di denuncia di aspetti sociali, è un racconto, in cui risalta anche la mancanza di empatia verso il diverso e chi si autoemargina. Un diverso borderline, che dilata i
confini della diversità fino a lambire le nostre certezze e che non ci fa più riconoscere il disagio che convive vicino a noi.

I Peccia’s corti non sarà possibile vederli su Youtube, seguiranno la strada dei concorsi e dei festival dedicati, il circuito del cinema amatoriale cioè, lontani dai facili like delle piattaforme su Internet. Per i nostri registi c’è bisogno in Italia di un cinema nuovo, ben strutturato, con idee nuove e sceneggiature originali. Carlo e Luigi hanno la passione del cinema maturata dai tempi del liceo; Carlo ha frequentato la scuola del Cinema di Firenze al termine del suo corso di studi in Ingegneria, Luigi ha una naturale inclinazione alla narrazione, coltivata anche nei suoi studi universitari. Ma non hanno dei ruoli distinti, il lavoro di scrittura e produzione è sinergico.

Il cast è formato da nove attori, tutti presi “dalla strada” come direbbe Pasolini, tra amici e conoscenti interessati. A essi dobbiamo aggiungere una segretaria e produttrice esecutiva, una truccatrice e addetta ai costumi, un direttore della fotografia, un aiuto regista/montatore, un fonico, un autore di musiche originali. Insomma, un bel gruppetto che in una sera d’inverno, all’uscita da un cimitero, con strumenti e bagagli “strani” in bella vista, non poteva non dare nell’occhio.

 

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