I più giovani non sanno di cosa stiamo parlando. Dunque urge un breve riepilogo. All’alba del 17 luglio 1988 due forti esplosioni nello stabilimento chimico della Farmoplant (Montedison) squassarono la tranquillità di Massa. Ne scaturì l’incendio di un serbatoio contenente un pesticida, il Rogor. Nell’aria si alzò una pericolosa nube tossica, che in poche ore coprì un’area di circa 2mila chilometri quadrati, tra la vicina La Spezia e Forte dei Marmi.

Fu grande la preoccupazione della popolazione e forti le proteste contro la Protezione civile, che intervenne in modo tardivo e rassicurò la popolazione in modo maldestro, limitandosi a dire che c’era solo un problema di maleodoranze. L’unico intervento che gli abitanti del posto ancora oggi ricordano fu il divieto assoluto di consumare frutta e verdura prodotti nella zona, oltre al divieto di balneazione vicino al torrente Lavello, vicino allo stabilimento. La fabbrica rimase chiusa per sei mesi, poi riprese l’attività ma mai a pieno regime e, nel 1991, fu chiusa definitivamente.

A 31 anni di distanza l’ex polo chimico di Massa fa ancora paura. Dai controlli effettuati a nord della ex Farmoplant, infatti, risulta una presenza di cromo VI dieci volte superiore ai limiti consentiti. Poi c’è il cloruro di vinile, sei volte superiore, e diverse altre sostanze inquinanti. La preoccupazione è che queste e altre sostanze inquinanti abbiano raggiunto la falda acquifera arrecando ingenti danni al territorio e ai suoi abitanti.

Di positivo c’è che sono stati fatti, quest’anno, tantissimi controlli per monitorare la situazione. Molto di più di quanto si sia mai fatto prima: 570 prelievi in profondità, oltre 400 punti d’acqua analizzati, analisi chimiche e ambientali in 223 punti tra quelli considerati più critici.

Ma che conseguenze ha avuto sulla popolazione l’inquinamento l’inquinamento che si è sprigionato nel 1988? Quante malattie ha causato, più o meno direttamente, e quanto ha inciso sulla mortalità della popolazione? Domande a cui, purtroppo, è ancora difficile dare una risposta certa. E permane un altro particolare inquietante: non tutti gli inquinanti si sono decomposti e altre sostanze pericolose sono state riversate nell’ambiente, in una zona già fortemente a rischio.

 

 

 

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